A Rovereto la mostra dedicata all’eros radicale

Pierre Klossowski, Carol Rama, Hans Bellmer e Pierre Molinier sono al centro della mostra che, fra le sale del Mart di Rovereto, affronta i temi fondamentali dell’erotismo, con forti sottintesi psicanalitici e libertari

La mostra Arte e eros, al Mart, è tutt’altro che una rassegna iconografica sul tema dell’erotismo. L’indagine è invece di tipo intensivo grazie alla scelta specifica di quattro autori, che vengono analizzati singolarmente e messi in rapporto, e al taglio che viene dato all’esposizione.
Siamo infatti di fronte a una concezione dell’erotismo di stampo sadiano-bataillano, con forti ricadute di stampo psicanalitico: l’associazione inestricabile di principio di piacere e pulsione di morte diventa strumento di autoanalisi filosofica e allo stesso tempo mezzo di ribellione radicale alle sovrastrutture sociali.
Il fulcro della mostra sono quarantotto disegni di Pierre Klossowski (Parigi, 1905-2001), intellettuale fondamentale del Novecento per l’ampiezza della sua indagine, per i rapporti che intrattenne e per l’influenza su altri protagonisti della cultura.

Pierre Klossowski, Le Jeune Ogier dans les bras du Frère Lahire II, agosto 1972, Collezione Bilinelli, Milano

Pierre Klossowski, Le Jeune Ogier dans les bras du Frère Lahire II, agosto 1972, Collezione Bilinelli, Milano

LE OPERE DI PIERRE KLOSSOWSKI AL MART

I disegni di Klossowski, dagli Anni Cinquanta in poi, si affiancano e in un certo senso si sostituiscono alla sua scrittura. Illustrazione e pittura, archetipo e contingenza del desiderio si coniugano in queste opere, che sono allo stesso tempo eloquenti e sommesse nella loro forma espressiva.
I luoghi comuni (nel senso più alto possibile) dell’erotismo otto-novecentesco vengono rappresentati fedelmente da Klossowski e al contempo trasfigurati, magnificati e resi accessibili, persino familiari e accoglienti per chi osserva ‒ ma è una porta d’accesso che si apre sul turbamento più radicale.
I lavori del letterato-artista francese si distribuiscono lungo tutto il percorso, intervallati da sale dedicate agli altri protagonisti (ai quali viene concesso mano spazio, ma che non sono niente affatto comprimari in una mostra che risulta corale).

RAMA, BELLMER E MOLINIER IN MOSTRA A ROVERETO

Nel caso di Carol Rama (Torino, 1918-2015), l’autoindagine diventa strumento di ribellione radicale. La prigionia del corpo e quella dello spazio che lo contiene viene affrontata con masochismo liberatorio, con una precisione tanto onesta da diventare gesto fortissimo di protesta. La compenetrazione tra corpo e oggetto è allo stesso tempo formidabile strumento espressivo e strategia per reimpossessarsi di sé.
Nelle opere di Hans Bellmer (Katowice, 1902 ‒ Parigi, 1975) viene volontariamente presa alla lettera la filosofia relativa a corpo e oggetto che caratterizzò soprattutto il Surrealismo. Con piglio da paradossale ricercatore, l’artista ricerca il desiderio nella contrizione che deriva dall’isolare una parte del corpo e mortificarla per renderla significante.
A Pierre Molinier (Agen, 1900 ‒ Bordeaux, 1976), infine, è dedicata una sala raccolta e oscura, dove si diventa testimoni del sacrificio totale dell’artista (iconografico ed esistenziale). Nei suoi autoritratti en travesti (la definizione risulta per forza di cose riduttiva rispetto alla effettiva dimensione perturbante delle immagini), le fattezze sono martoriate ma definitivamente libere, tragicamente autodeterminate. Il grottesco giunge al suo grado massimo per tramutarsi in una forma di sublime.

Stefano Castelli

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Stefano Castelli

Stefano Castelli

Stefano Castelli (nato a Milano nel 1979, dove vive e lavora) è critico d'arte, curatore indipendente e giornalista. Laureato in Scienze politiche con una tesi su Andy Warhol, adotta nei confronti dell'arte un approccio antiformalista che coniuga estetica ed etica.…

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