Land Art: apre negli States la gigantesca “città” nel deserto

Dopo 50 anni di lavoro e 40 milioni di dollari, apre finalmente l'installazione di Michael Heizer nel deserto del Nevada: è lunga circa 2 km e larga mezzo

La più grande opera d’arte contemporanea del mondo è finalmente finita e apre le porte al pubblico. Dopo 50 anni di lavoro sarà finalmente accessibile dal 2 settembre City, lavoro di Land Art dell’artista americano Michael Heizer (Berkley, 1944). Realizzata tra il 1970 e il 2022, l’installazione – che ricorda le grandi città mesoamericane del passato – si compone di una serie di interventi scultorei su un’area lunga circa 2 chilometri e larga mezzo nel cuore del deserto del Nevada. Un progetto mastodontico costato 40 milioni di dollari, per finanziare il quale Heizer aveva fondato appositamente una organizzazione no profit, la Triple Aught Foundation, che ora amministra la difficile gestione dell’opera.

Michael Heizer, City, 1970–2022. Photo Mary Converse:©Michael Heizer and Triple Aught Foundation

Michael Heizer, City, 1970–2022. Photo Mary Converse ©Michael Heizer and Triple Aught Foundation

LA CITY DI MICHAEL HEIZER NEL DESERTO DEL NEVADA

Realizzata con il supporto di enti che spaziano dal Los Angeles County Museum of Art – il cui direttore Michael Govan è nel consiglio della Triple Aught Foundation – alla Dia Art Foundation, dalla mercante Virginia Dwan (tra i più longevi sostenitori di Heizer) all’imprenditore Patrick Lannan, City ha previsto interventi diretti sul paesaggio, come già accaduto per molte opere dell’ormai 77enne artista nativo del Silver State. Il progetto ha trasformato parte della Garden Valley, una valle desertica nella contea rurale di Lincoln, in un’ottica minimalista con unità apparentemente slegate tra loro e composte da terra, roccia e cemento. Questi segmenti architettonici – assimilabili ora alle piramidi, ora alla “venerabile tradizione delle società megalitiche“, come detto dallo stesso Heizer – non sono tutti della stessa importanza: spiccano infatti il monumento 45°, 90°, 180°, costituito da una serie di massicci cunei di cemento che proiettano ombre appuntite sul terreno, e Complex One, il primo monumento realizzato negli anni Settanta la cui forma ricorda esplicitamente la piramide egizia di Zoser. Molto attesa e apprezzata dagli amanti dell’arte statunitensi – nel 2015 l’amministrazione Obama aveva persino protetto l’area dentro cui è stata costruita con un parco naturale ad hoc –, City non è accessibilissima, dato che è incuneata in una vasta area desertica e apre solo su prenotazione per un pugno di persone alla volta. Se voleste comunque andare a visitarla ecco le sue coordinate: 38.034°, 115.443°.

– Giulia Giaume

www.tripleaughtfoundation.org

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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