Artribune Podcast: Carole Feuerman per Monologhi al telefono

A Venezia Carole Feuerman raccoglie una serie di opere iperrealiste che interpretano il corpo femminile. In Monologhi al Telefono, serie di podcast curati per Artribune da Donatella Giordano, l’artista racconta la propria esperienza

A pochi giorni dall’inaugurazione della sua mostra personale presso la Chiesa della Pietà di Venezia, l’artista americana Carole Feuerman (Hartford, 1945) racconta nel suo monologo al telefono l’esperienza vissuta in occasione della sua esposizione, descrivendo alcune opere e manifestando alcune preoccupazioni per il periodo storico attuale. Conosciuta soprattutto per le sue sculture figurative che ritraggono nuotatrici, l’artista – attiva fin dai primi anni ’70 – ha sviluppato nel tempo un’importante ricerca nell’ambito della scultura iperrealista, combinando sempre realtà e illusione. Sono sculture a grandezza naturale che catturano l’essenza di un momento rendendolo monumentale ed eterno. Un’azione diretta a veicolare con la sua opera un chiaro messaggio ottimista verso la vita.

-Donatella Giordano

CAROLE FEUERMAN IN MONOLOGHI AL TELEFONO: LA TRADUZIONE IN ITALIANO

Ciao! Sono appena tornata da Venezia, dalla mia mostra personale ‘My Stories’ allestita presso la splendida Chiesa di Vivaldi, Santa Maria della Pietà di Venezia. La mostra resterà aperta al pubblico dal 22 aprile al 27 novembre e io sono molto emozionata. L’inaugurazione è stata meravigliosa, con moltissime persone e una festa subito dopo. La Galleria Bel-Air è stata formidabile. L’esposizione vuole essere una sintesi della mia storia, che va dall’infanzia ai miei incontri più recenti. Ogni scultura ha un significato e io le ho realizzate per raccontare alcune delle cose che ho affrontato da ragazzina e nelle quali mi sono imbattuta come artista donna. Ognuna di esse parla davvero delle mie esperienze di vita. È il modo in cui comunico attraverso le mie opere. L’arte c’è sempre stata per me e quando, nella vita, ho avuto a che fare con dei problemi li ho espressi attraverso di essa. Ci sono anche due delle mie sculture monumentali all’esterno del caffè della Paradiso Gallery ai Giardini, di fronte all’ingresso della Biennale: una si chiama Serenity e l’altra Justice. Credo che siano appropriate al periodo turbolento nel quale stiamo vivendo. Un’altra scultura, che mi ha resa molto nota, si chiama Survival of Serena ma ne ho realizzata una speciale per la Biennale, con un salvagente rosso, che si affaccia sul Canal Grande. È una delle cose che era nella mia lista dei desideri perché ho sempre voluto un’opera sul Canale. Venezia è uno dei miei luoghi preferiti al mondo. È un posto emozionante, creativo, è un luogo che mi parla. Così ho ribattezzato Survival of Serena in Survival of Serenissima, che si riferisce a Venezia.

Carole Feuerman My Stories photo Donatella Giordano

Carole Feuerman My Stories photo Donatella Giordano

Le strade erano affollate di turisti e si prevedono oltre un milione di visitatori. Mentre la mostra va avanti – e la Biennale di Venezia va avanti – le persone vengono da tutto il mondo e continuo a imbattermi in altri artisti, collezionisti, amici con i quali parlo di com’è la vita nel loro Paese. Ho chiesto loro: ‘Quanto il Covid ha influito su di voi? Come sono cambiate le cose?’ Il cambiamento più grande a Venezia è che l’acqua del Canale ora è di nuovo limpida e se si guarda da vicino si potrebbero persino vedere i pesci. Chissà! I padiglioni ucraino e russo erano vuoti e la storia sembra ripetersi. È incredibile come le persone dimentichino e cancellino facilmente un’intera storia umana e questo è un altro motivo per cui ho creato ‘My stories’. L’unico modo in cui dobbiamo mantenere vivi i ricordi è trasmetterli alla prossima generazione con la nostra arte e i nostri libri. Io stessa ho scritto un libro ed è un’altra cosa che ho mostrato in ‘My stories’. È la storia della mia vita e ora sto lavorando sulla traduzione in italiano; penso che ci vorrà circa un mese e poi presenterò la versione italiana. La mia vita, quindi, è molto piena, completa e amo quello che faccio. Sono quindi fortunata e non si può mai sapere cosa ci riservi il domani. Così tante persone mi domandano del procedimento per creare una scultura. Quindi ci stavo pensando: ‘Da dove comincio? Da dove comincio a raccontare la storia di quanto tempo mi ci vuole per realizzare una scultura?’ Probabilmente ci vuole tutta la vita. Tra i 20 ed i 23 anni avevo deciso che sarei passata dalla pittura, il disegno e l’illustrazione alla scultura. Io amo la figura e il corpo. Quindi ho optato per l’iperrealismo, che è la cosa più reale che si possa ottenere. Il fotorealismo è un dipinto che sembra una fotografia e credo che questa definizione, che mi sono inventata, sia efficace, perché nell’iperrealismo pensi che ci sia una persona reale nella stanza, così reale che è iperreale, molto reale. È quello che mi piace e io stessa sono diventata famosa per le nuotatrici; non che non abbia fatto giardinieri e altre cose, ma sono conosciuta per aver fatto le nuotatrici nella scultura. ‘My stories’ parla della mia vita così come di Perseverance, che è stata una delle mie preoccupazioni. È una scultura di 6 metri che ho realizzato in bronzo su un piedistallo di poco più di un metro che poggia, inoltre, su una base. Quindi si tratta di un piedistallo di circa due metri e il tutto è pari a quasi 8 metri. Una delle mie preoccupazioni era: riusciranno a farla entrare in chiesa? Fortunatamente la fonderia Art’ù di Firenze ha fatto un lavoro formidabile e insieme al team di Bel-Air Fine Art sono riusciti a far entrare Perseverance in chiesa. È meravigliosa. È stata fatta tutta in oro o meglio in bronzo lucidato che sembra dorato ed è veramente bella. E poi, ovviamente, abbiamo installato Survival of Serenissima sul fondo della Cappella, coprendo la reliquia per preservare la sacralità di una chiesa così antica. Non potevamo nemmeno appendere nulla; soltanto alcune delle mie stampe e dei miei dipinti sono stati appesi al muro. C’è un piccolo negozio all’ingresso perché ho realizzato delle borse, delle magliette, delle felpe insieme ai miei libri che ho autografato. Se il tempo fosse stato freddo o piovoso si sarebbe potuto entrare e comprare una felpa con le mie sculture di Serena. Questa era un’altra cosa di cui ero preoccupata perché il tempo è molto variabile in quel periodo dell’anno. Ma la notte dell’inaugurazione è stata meravigliosa e c’erano centinaia di persone nel retro della chiesa e nel giardino dove avevo sistemato Yaima and the ball. Tutti si sono divertiti tanto! Perciò, sono molto grata in questo periodo terribile, in questo mondo, con questa guerra, che è una cosa spaventosa. Quando sono andata a casa di Linda Franco, che è una persona molto importante nel team di Bel-Air a Venezia e lavora anche a Saint Tropez, lei ospitava tre immigrati di Kiev che venivano dall’Ucraina e ho pensato che fosse qualcosa di speciale. Stiamo tutti cercando di fare la nostra parte e forse io stessa potrei fare di più. Una delle cose a cui penso sempre è cosa potrei fare e come potrei aiutare altri artisti. Così nel 2011 ho creato la Fondazione Carole Feuerman. Mi sono impegnata ad aiutare artisti in difficoltà provenienti da diversi Paesi che sono sottorappresentati, aiutandoli a ricevere un’istruzione, a mostrare il loro lavoro, a continuare a frequentare la scuola e a diventare famosi e affermati, e volevo essere un modello per loro. E poi ho capito, quando ho scritto la mia autobiografia, che volevo essere un modello per altre persone che stanno lottando. In realtà, non è necessario essere un artista, ma io stessa sono stata in grado di realizzare molti dei miei obiettivi grazie alla mia determinazione, senza mai arrendermi e impegnandomi per eccellere. E quando mi guardo indietro, sono molto felice di vivere il mio sogno, che è quello di fare ciò che amo e sono anche molto fortunata che possa realizzarlo. Perciò voglio guidare gli altri. A volte la vita è breve e non sappiamo quello che può accadere! Guardo la mia vita come fosse un viaggio – sperando che non abbia fine – perché amo quello che faccio. Voglio dire qualcosa sulle persone con cui lavoro, quelle che mi hanno aiutato lungo il percorso e che hanno fatto la differenza nella mia vita. Ho un team di diciotto persone che lavorano nello Studio Feuerman e ho portato tre persone del mio team accompagnate dalle loro mogli e mariti che ci hanno raggiunto per documentare e fotografare la mostra e le altre mie opere in giro per Venezia perché è tutto incentrato sulla memoria, mio marito, David Brown, il mio manager, e ancora coloro ai quali mi sono rivolta per avere dei consigli. Voglio ringraziare Bel- Air Fine Art perché ha una squadra formidabile che ha lavorato per otto mesi al progetto, François Chabanian, il fondatore del gruppo Bel-Air Fine Art, Carlotta Scarpa e Paolo De Grandis che hanno curato l’esposizione, la fonderia Art’ù che ci ha aiutato anche a installare le opere. Hanno lavorato senza sosta. Il mio obiettivo, come ho detto, è quello di ispirare gli altri. Mi piace che la mia vita sia incentrata sulla creazione di grandi opere d’arte, sulla possibilità di lasciare un’eredità e che io sia apprezzata nel mio campo. E, ovviamente, mi piace avere una famiglia e uno studio belli e amorevoli. La maggior parte delle persone che hanno ottenuto risultati straordinari dimostrano un impegno costante nel raggiungere i propri obiettivi e dedizione per portare a termine le cose. Sono spesso motivate da qualcosa, che talvolta è anche il desiderio di dimostrare che qualcuno si sbaglia, che ci crediate o no! Gli artisti di successo si impegnano a sviluppare la loro creatività e realizzano dei progetti in modo da avere le risorse finanziarie per farlo. Lavorano dalla mattina alla sera, sette giorni su sette, ma amano quello che fanno. Quindi, cosa potrebbe esserci di meglio? Sono grata a tutti e riconoscente perché faccio quello che amo e ho realizzato il mio sogno. Restate sintonizzati per sapere di più su di me e su alcuni nuovi lavori perché ora che sono a casa quello che ho in mente è creare un’altra grande opera. Grazie”.

Traduttrice: Barbara Caracciolo

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Donatella Giordano

Donatella Giordano

Nata in Sicilia, vive a Roma dal 2001. Ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove nel 2006 ha conseguito il diploma di laurea con una tesi che approfondiva la nascita dei primi happening e delle azioni performative…

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