La verità nell’epoca digitale. La mostra di Mattia Pajè a Bologna

Come ci si misura con la verità nel tempo presente? Mattia Pajè tenta di dare una risposta con la mostra allestita a Bologna, negli spazi di Alchemilla

Quante verità esistono? A quante interpretazioni della stessa verità possiamo, o dobbiamo, credere? Nasce proprio dalla riflessione sul concetto di verità il lavoro intitolato Fuori terra di Mattia Pajè (Melzo, 1991), esposto negli ambienti bolognesi di Alchemilla.
E per provare a dare una risposta a queste domande l’artista costruisce diversi gruppi scultorei, allestiti nelle diverse stanze dello spazio di via Santo Stefano 43, pensati come diorami che rappresentano mondi inesistenti, ma non impossibili, in cui convivono elementi connessi a diversi ambiti e ambienti.
Mondi falsi, o meglio non veri, ma possibili, ipotetiche letture di verità non svelate. Su una sorta di isola fatta di argilla cruda, emergono figure umanoidi prive di connotati, né sesso, né colore, né forme né caratteri somatici, a fianco di oggetti trovati, presi in prestito dalla televisione, dal teatro, dal mondo dell’esoterismo, della pseudo-scienza e delle filosofie new age.

Mattia Pajè. Fuori Terra. Exibition view at Alchemilla _ Palazzo Vizzani, Bologna 2022. Courtesy l'artista

Mattia Pajè. Fuori Terra. Exibition view at Alchemilla _ Palazzo Vizzani, Bologna 2022. Courtesy l’artista

LA MOSTRA DI MATTIA PAJÈ A BOLOGNA

Alla base del lavoro sta dunque una domanda fondante dell’epoca dei social e della proliferazione dell’informazione digitale ‒ sviluppata attraverso la pratica del disegno, che l’artista ha utilizzato durante i mesi di isolamento dovuti alla pandemia, periodo in cui hanno circolato senza limiti diverse verità sull’origine del virus ‒ che si realizza, nella forma scultorea, in mondi immaginari affollati di elementi.
Ci sono personaggi della televisione come il cane rosa One, specchi, scale e fuochi di cartone, lampioni e tende presi in prestito dalle scenografie e dai set, ma anche un “accumulatore orgonico”, una sorta di cabina del telefono che dovrebbe agire positivamente sugli squilibri energetici del soggetto convogliando “l’energia cosmica primordiale”. Ci sono sequenze numeriche curative, una bacchetta da rabdomante, ma anche stelle marine ed elementi naturali.
Prima della chiusura della mostra, poi, sarà pubblicato un libro, non propriamente un catalogo, che raccoglie appunti, disegni e materiali che hanno accompagnato la genesi del progetto insieme agli interventi di cinque autori, provenienti da ambiti diversi, che riflettono sul concetto di verità.

Chiara Pilati

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