Dietro un anonimo portone milanese di un’abitazione in zona Solari si apre un cortile nascosto nel silenzio del fruscio degli alberi: si entra quasi per sbaglio nel mondo visionario di Nonostante Marras, tra Biancaneve e i sette nani, pareti coperte di rampicanti, glicini, piante di ulivo, sculture e uccelliere per uccelli liberati. Le grandi vetrate che danno sulla corte comunicano con gli spazi interni frutto della riconversione di ex officine industriali in officina creativa, atelier, spazio espositivo e duttile, in cui tutto sembra trovare perfetta armonia: abiti, muri scrostati, arredi di modernariato, libri rari, composizioni floreali, ceramiche dipinte a mano, oggetti recuperati dagli usi più diversi e ancora viaggi, storie e desideri che diventano profumi, stoffe e sensazioni da attraversare. Tutto qui nasce dall’incontro, da una relazione creativa tra luoghi, oggetti, esperienze e progetti: da Nonostante si va per la presentazione di un libro e ci si torna per una mostra, una performance, una degustazione, certi di trovare ogni volta lo stesso posto, sempre inaspettato.

LA MOSTRA DI ANNABEL ELGAR A MILANO
Nata dalla collaborazione con la Galleria Metronom, è ora in mostra La sicurezza degli oggetti, la mostra dell’artista inglese Annabel Elgar, a cura di Marcella Manni: una visione nella visione che dà vita a un dialogo con lo spazio di particolare affinità evocativa, aprendo un varco verso un altrove sospeso tra realtà e finzione.
Il lavoro di Annabel Elgar (Londra, 1971) rientra concettualmente nella staged photography, spesso frutto di lunghi percorsi di studio e ricerca. Prendendo spunto da fatti assurdi e misteriosi, la Elgar ricostruisce, mette in scena e fotografa oggetti, set e indizi che conducono a un’altra possibile versione della realtà, mettendo così in dubbio la nostra nozione delle cose, la visione che ci viene data nel mondo. Storie reali che hanno dell’incredibile, come la misteriosa scomparsa di 180 frammenti lunari raccolti durante la missione Apollo, o quella delle sperimentazioni nucleari condotte su case in miniatura nel deserto del Nevada, sono punti di partenza per un’indagine che, attraverso la finzione, mette in scena l’assurdità, il mistero e l’inquietudine del mondo.

LA FOTOGRAFIA SECONDO ANNABEL ELGAR
In un silenzio sinistro fatto di luoghi abbandonati, prove indiziarie avvolte nel cellophane, case di bambole, ricami ossessivi e piccoli personaggi intagliati, Annabel Elgar intreccia documentazione e fantasia, realtà e invenzione in scenari sospetti ed estranianti. Luoghi, oggetti, bambole, bambine con maschere inquietanti diventano testimonianze mute di enigmi irrisolti, finzioni attraverso cui dare corpo ai timori collettivi inconsci, nel tentativo di esorcizzare la paura dell’ignoto latente in ognuno di noi ingannandola nei percorsi infiniti dell’immaginazione.
‒ Emilia Jacobacci
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