Venezia: confermata l’ordinanza blocca-mostre durante il periodo della Biennale
I palazzi storici della città potranno essere occupati da eventi espositivi per un periodo che non superi i 180 giorni. Esclusi dall’ordinamento le mostre ufficialmente collegate alla Biennale e i soggetti afferenti al terzo settore
A distanza di pochi mesi dall’apertura della 59. Esposizione Internazionale d’Arte (prevista dal 23 aprile al 27 novembre 2022 e diretta da Cecilia Alemani), la città di Venezia non retrocede sulla disposizione già annunciata lo scorso marzo, confermando quello che è stato definito da alcuni come “editto blocca-mostre”. Si tratta, nella pratica, della limitazione di eventi espositivi durante il periodo della Biennale, manifestazione tra le più importanti al mondo che, come noto, innesca una fitta programmazione culturale satellite sparsa su tutto il territorio. Una vetrina globale – nonostante gli impedimenti dovuti alla pandemia rendano più complicato in questi anni portare in Laguna i visitatori da tutto il mondo – che rischia di essere inibita. Il problema si poneva anche per quelle partecipazioni straniere che non trovano posto negli spazi adibiti tra Arsenale e Giardini e che solitamente occupavano edifici esterni creando un circuito di padiglioni e mostre collaterali, visitabili anche senza essere in possesso del biglietto della Biennale. Stando alle ultime disposizioni, invece, sono “esentati i palazzi che, pur senza destinazione d’uso espositiva, ospitino mostre con il marchio Biennale”. Una questione è risolta: chi è ufficialmente evento collaterale della Biennale potrà occupare ogni sorta di palazzo storico in affitto. Ma tutti gli altri?
COME FUNZIONA L’EDITTO BLOCCA-MOSTRE RICONFERMATO A VENEZIA
Secondo la norma, qualora si voglia affittare uno spazio all’interno di un palazzo per organizzare eventi e mostre temporanee non è necessario effettuare il cambio di destinazione d’uso. Viene fissato, tuttavia, un limite massimo di durata, che corrisponde a 180 giorni compresi i tempi di allestimento e disallestimento delle mostre, previa comunicazione di avvio dei lavori al Comune. Dal 181esimo giorno in poi, si specifica, l’occupazione dell’immobile viene considerata abusiva. Un vincolo non indifferente, dato che la durata della Biennale stessa si estende di solito per sei mesi (che saranno perfino sette, nel caso della prossima rassegna d’arte, da aprile a novembre!). A complicare le cose, viene precisato che, a causa della connotazione di occasionalità dell’uso, devono intercorrere almeno 12 mesi dalla data di rimozione degli allestimenti: questo significherebbe che, allo scattare della Biennale successiva (in questo caso quella di architettura che, salvo ulteriori slittamenti, prenderà il via a maggio 2023), sarà impossibile utilizzare le stesse sedi per ospitare eventi satellite. Le limitazioni non vengono applicate nei confronti del terzo settore (fondazioni o associazioni non profit, e senza dubbio le manifestazioni organizzate da enti di questo tipo aumenteranno molto) e nel caso in cui si decida di chiedere il cambio di destinazione d’uso, trasformando l’immobile in un centro espositivo permanente.
EDITTO BLOCCA-MOSTRE: MA A CHI GIOVA?
“L’editto” ha fatto storcere il naso a molti, creando polemiche e perplessità. Restano da fugare i dubbi che riguardano l’intento di questa soffocante normativa. Un provvedimento adottato in modo approssimativo, senza valutare le possibili conseguenze, o piuttosto il frutto di un tentativo di evitare di “disperdere” l’attenzione dei visitatori durante la Biennale? O ancora un’idea che punta a salvaguardare la residenzialità del centro storico oggi pregiudicata dalla trasformazione di tanti spazi in contenitori e location? Certo è che l’indotto che rischia di andare in fumo è significativo, e a questo potrebbero seguire anche potenziali investitori internazionali.
– Giulia Ronchi
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