L’energia che scaturisce dalle intense cromie, le atmosfere sospese, popolate da visioni oniriche, la concezione neoplatonica del cosmo, il tendere-verso l’àpeiron costituiscono l’essenza della poetica di Emilio D’Elia (1958). Il pittore pugliese, che vive da diversi anni a Parigi, attraverso una raccolta di opere – tra dipinti, piccole sculture, installazioni e libri d’artista – appartenenti all’ultimo decennio della sua produzione, conduce lo spettatore nel suo multiverso spirituale.

L’ARTE DI EMILIO D’ELIA
Tra evocazioni simboliste, che permeano l’incessante ricerca dell’assoluto, e richiami a volti rinascimentali che emergono, misteriosi, sulle tele e sulla carta, la “pittura d’infinito” di D’Elia ‒ come l’ha definita il curatore Carmelo Cipriani ‒ è un’alchimia proveniente dalle profondità della memoria universale e dal viaggio verso il ritorno all’Uno plotiniano. Ecco, dunque, le esplosioni di luce ‒ concepita come essenza dell’umano e scintilla generatrice del kosmos ‒ nei corposi gialli ocra di Giovane cosmo e di Equilibrio di un giorno sereno, ed ecco il blu oltremare: pieno, corposo, germinale. Il colore che Emilio D’Elia predilige per rappresentare le sue costellazioni d’infinito, particolarmente eloquente in Costruttore di ponti, Fonte infinita e in Volto di passaggio.
‒ Cecilia Pavone