È una mostra di grande interesse quella di Matteo Montani alla Otto Gallery Arte contemporanea di Bologna. È la terza dell’artista romano classe 1972 in questo spazio collocato nelle grandi stanze di un ex collegio barnabita del Seicento. Contenuto e contenitore entrano in dialogo perfetto, riunendo opere di dimensioni assai diverse tra loro.
Montani è artista intelligente, la cui riflessione sulla pittura ci conduce in territori complessi e mai percorsi. Qui la sua ricerca si incentra sul formarsi e sul dissolversi dell’immagine in un luogo peculiare, particolare, il rovescio della palpebra che dà il titolo alla mostra.

LA PITTURA SECONDO MATTEO MONTANI
Non ci troviamo di fronte a immagini definite, se mai a un in fieri, in cui pare di potere entrare nell’atto stesso della lettura, momento precipuo. Montani rintraccia in questo particolare momento di formazione iconografica il determinarsi di una condizione di soglia. E di fronte alla soglia qual è la posizione di chi guarda? Siamo al di là o al di qua? L’artista crea, costruisce lo spazio che non è solo quello della pittura, è piuttosto quello della visione che parte da una dimensione neuronale di sviluppo. Spesso il supporto delle sue opere è la carta abrasiva, qui invece è carta di cellulosa e cotone bianca e nera. La tecnica utilizzata è vicina all’acquerello, che rimanda alla dimensione umida dell’occhio, alla liquidità dell’esistenza, al continuo mutare dei fenomeni, per cercare soltanto di entrare nel quotidiano e fondamentale esercizio della visione.
‒ Angela Madesani
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