Mille parole dell’artista cinese Qiu Yi (Yantai, 1982) apre una finestra sull’oriente contemporaneo. Il racconto, permeato dalla memoria millenaria della Cina con l’utilizzo sapiente delle tecniche e dei simboli che le appartengono, incontra l’attualità nella rielaborazione di senso legata alle domande che si pone oggi l’uomo.
L’incontro si apre con l’installazione Ao Tu, composta da 30 antiche vaschette di pietra usate per sciogliere l’inchiostro di china solido e 470 calchi in cemento da esse ricavate. Il titolo dell’opera rimanda a un particolare incastro di due elementi in legno, un positivo e un negativo, un maschio e una femmina che suggeriscono un pieno e un vuoto riconducibili al dualismo dello Yin e dello Yang. La disposizione dei 500 pezzi sul pavimento secondo una griglia geometrica assume un significato cosmologico, una corrispondenza esistente tra uomo e universo.

QIU YI FRA ORIENTE E OCCIDENTE
Lo sguardo stesso dell’osservatore si eleva grazie al dipinto di sette metri che sovrasta la griglia e invita a guardare il cielo. L’occhio si muove nello spazio e mette a fuoco i dipinti a inchiostro di china su carta di riso crudo dal titolo Qianziwen, ovvero Mille parole.
Il lavoro si dichiara in itinere, punta al raggiungimento dei mille pezzi, ispirato dall’antico testo omonimo composto da mille caratteri che non si ripetono mai usato per secoli come sillabario in oriente. L’essenza della calligrafia tradizionale diventa un potente gesto pittorico. In conclusione del viaggio l’opera Er shi si zhen yan ‒ Le ventiquattro verità – riporta alla dimensione intima, dove il ricordo della purezza dell’infanzia si scontra con il disincanto dettato dall’ingresso dell’uomo nella dinamica sociale e politica che segna l’età adulta.
– Stefania Rinaldi
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