
In occasione della sua terza mostra personale presso la Galleria Magazzino di Roma, conclusa da qualche giorno, Daniele Puppi (Pordenone, 1970) legge al telefono le riflessioni scritte da alcuni studenti e studentesse dell’Accademia di Belle Arti di Roma che frequentano il corso di Allestimento Spazi Espositivi tenuto dalla docente Giuliana Stella. Aprendosi al confronto con le nuove generazioni, l’intento dell’artista è quello di mostrare quanto sia maggiore il loro interesse verso la componente sonora. Questo perché la risposta emotiva agli stimoli visivi è stata da tempo sperimentata anche e soprattutto attraverso la navigazione e lo scorrimento dei contenuti sulle diverse piattaforme online. Il suono, invece, sembra aver potuto preservare uno sviluppo più autonomo e meno abusato.
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IL SUONO E L’IMMAGINE NELLE OPERE DI DANIELE PUPPI
È proprio la mescolanza dei suoni percepiti dal cortile ciò che avvia le prime singole riflessioni. Procedendo verso l’interno della galleria, poi, i singoli suoni associati alle opere rafforzano le scene presentate o suggeriscono nuove interpretazioni: una sequenza sonora accelera e rallenta al passo di Menocchio, una strana creatura antropomorfa prelevata dal film “Il Mago di Oz” diretto da Victor Fleming; più avanti si assiste a una tempesta elettromagnetica registrata dall’artista nello spazio esterno del suo studio; l’altra sala riproduce il ritmo ripetitivo di una ventola che dispone in più piani le scene del film “Fantastic Voyage” diretto da Richard Fleischer; infine il film muto “La palla n° 13” di Buster Keaton viene musicato cambiandone completamente lo statuto. Tutti suoni che coinvolgono i giovani spettatori, diventati in questo monologo gli attori principali di un’interessante lettura.
– Donatella Giordano