Corpo versus tecnologia. La mostra di Nicolò Tomaini a Lecco

La mostra personale di Nicolò Tomaini, in scena al Palazzo delle Paure di Lecco, volge lo sguardo verso il complesso e onnipresente rapporto con le nuove tecnologie.

In un mondo quasi completamente digitalizzato, Nicolò Tomaini (Bellano, 1989) sprona lo spettatore a riflettere sulla smaterializzazione della fisicità e dei rapporti umani. Da dieci anni l’artista lecchese punta la sua produzione verso una critica precisa: la sparizione del fisico in favore del virtuale che, seppur apparentemente invitante, è analizzata dall’artista come una nuova forma di controllo delle masse e annullamento delle singolarità.

LE OPERE DI NICOLÒ TOMAINI

In mostra è presente una selezione di opere realizzate decostruendo il mito dell’era digitale e tra queste, pur seguendo lo stesso filone ideologico, si riconoscono alcune variazioni importati: se all’inizio il mirino era puntato sui social network, come nelle opere Nuovi Regimi, il lavoro di Tomaini oggi affronta il digitale da più punti di vista, dall’attesa dei caricamenti delle immagini come nella serie di opere Loading Portraits fino allo studio dei processi informatici che portano alla sparizione dell’immagine stessa, come nella serie Silicio.
Lungo il percorso espositivo possiamo assaporare lo sviluppo di uno studio intenso e critico che ha portato l’artista a sperimentare diversi formati; le prime opere sono assemblage di elementi dell’antichità ‒ come ferro e pietre ‒ contrapposti ai moderni smartphone o tablet, come se fossero dei menhir tecnologici che si nutrono del nostro ego per ri-configurarsi quale unico mezzo in grado di rappresentarci.

Nicolò Tomaini, Loading Portraits, 2020 21. Photo Alberto Moroni

Nicolò Tomaini, Loading Portraits, 2020 21. Photo Alberto Moroni

CORPO E TECNOLOGIA

Anche nella serie Petrolio troviamo un chiaro riferimento a come il digitale strumentalizzi la fisicità umana: su vecchi paesaggi l’artista ha inserito dei pop-up che promuovono un’idea distorta della sfera sessuale, il tutto per sottolineare come ormai anche la sessualità e la corporeità siano compromesse dall’onnipresente fantasma della digitalizzazione, perdendo il senso più umano dei rapporti tra corpi. Anche nella serie Ritratto di amanti si coglie immediatamente la violenza con cui la tecnologia ci obbliga a convivere, infatti in questa infinita ripetizione di “ultimo accesso” e “blocca contatto” trasudano l’ansia della mancanza di fisicità e la fittizia presenza virtuale dell’alterità con cui ci confrontiamo.

Lucrezia Arrigoni

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Lucrezia Arrigoni

Lucrezia Arrigoni

Nasce a Vigevano nel 1994. Attualmente studia Arti Visive e Studi Curatoriali alla NABA di Milano, precedentemente ha frequentato il corso di Comunicazione e Didattica dell'Arte all'Accademia di Brera diplomandosi nel 2018 con una tesi dedicata all'arte Cinetica con un…

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