Come in un club proibito. La mostra di KINGS a Milano

Giocando sul limite fra realtà e finzione, il duo Federica Perazzoli e Daniele Innamorato ricostruisce nella galleria milanese Viasaterna la storia di un locale notturno che non esiste più.

Cosa si nasconde dietro un portone chiuso, in una piccola strada del centro di Milano, con un numero civico mancante? Un misterioso carteggio, ritrovato in un’intercapedine durante dei lavori di ristrutturazione, parla di un club privato, di feste in cui corpi nudi si incontravano dietro visi mascherati, di relazioni clandestine, di giochi e abusi di potere tra borghesia e servitù. Ma dove comincia la realtà e dove finisce la finzione?
Federica Perazzoli e Daniele Innamorato, riuniti ancora una volta sotto il moniker KINGS, hanno scelto di raccontare proprio questa storia nella loro mostra personale Dancing30, presso la galleria milanese Viasaterna, vera vicina di casa di questo luogo immaginifico.

KINGS. Dancing30. Exhibition view at Viasaterna Gallery, Milano 2021

KINGS. Dancing30. Exhibition view at Viasaterna Gallery, Milano 2021

KINGS A MILANO

Proprio dalla prossimità geografica partono i KINGS nella ricostruzione dello spazio, sottraendo all’anonimato il pesante cancello d’ingresso a ciò che una volta avrebbe potuto essere il Club30, grazie a un neon che ne segnala la presenza: non abbiamo notizie certe di quando sia esistito il club, ma l’insegna lascia trapelare che al tempo i locali notturni si chiamavano ancora dancing. Del resto, i dati temporali della vicenda sono confusi e contraddittori su ogni livello di lettura, come se il tempo non fosse mai esistito all’interno di quelle mura, o – meglio ancora – come se varcare quella soglia trasportasse gli avventori in una dimensione alternativa alla nostra.
È quello che succede anche superando l’ingresso dell’appartamento che ospita la galleria, sulle cui pareti un nutrito corpus di collage si propone come un guestbook postumo dei frequentatori dell’enigmatico club: una collezione di identità, volti, e soprannomi – autentici, fittizi, celati, scoperti, segreti – che, come suggeriscono gli stessi artisti, sembra uscita dalla fantasia di Dino Buzzati o di Stanley Kubrick; un ritratto dell’umanità varia composto da alter ego e pseudonimi, in cui ognuno può scegliere di diventare ciò che non è, da una diva del cinema al personaggio di un libro illustrato surrealista, per definire se stesso.

KINGS, Scandalo nell'ambiente dei collezionisti, 2021, collage su carta, cm 77x102. Courtesy Viasaterna Gallery

KINGS, Scandalo nell’ambiente dei collezionisti, 2021, collage su carta, cm 77×102. Courtesy Viasaterna Gallery

DAL CLUB ALLA MOSTRA

E, come un canto delle sirene, ci sono i battiti incessanti della musica house a guidare il visitatore all’interno delle uniche due stanze che sembrano essere sopravvissute alla sparizione del club; la prima accoglie con l’invito suadente “Wanna dance” dell’unico neon che la illumina, scintillante su una tenda metallizzata, per mesmerizzare la mente di chi vi entra fino a una trance che conduce, per una scalinata tappezzata dalla ripetizione di ossessiva dell’immagine fluo di un gorilla, verso la discesa agli inferi della dark room: è da lì che proviene il battito che fa perdere la lucidità, tra i glitter della cenere delle sigarette fumate dopo gli incontri fugaci e roventi nella penombra di un neon rosso che recita solo “cigarettes after sex”.

– Guia Cortassa

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