La prima mostra online che risponde ai comandi del pubblico

Alla NYUAD Art Gallery di Abu Dhabi, lo smartphone sostituisce la galleria d’arte. Grazie a una mostra alternativa alle ormai consuete rassegne virtuali, realizzata sfruttando i click degli utenti.

Strade digitali che s’intersecano sugli schermi del nostro smartphone ci invitano alla NYUAD Art Gallery, per la prima esposizione online della galleria, in mostra fino al 10 luglio 2021. Tra lockdown e zone colorate, la collettiva riflette sulla relazione tra pandemia e universo digitale, e su come quest’ultimo sia diventato una chiave d’accesso indispensabile alle nostre relazioni sociali durante quest’ultimo anno di lockdown. Riempiendo il vuoto lasciato da molti musei e gallerie attualmente in stand-by, Not if, of, along, or related to a line tenta di dare allo stesso tempo una rinfrescata al contesto curatoriale: attraverso un’esposizione che propone una soluzione alternativa alle mostre virtuali costruite su click diretti ai lavori degli artisti e 3D rendering di spazi fisici, trasforma il nostro cellulare in una valida alternativa al museo.
Nove artisti internazionali raccontano le variegate dinamiche di trasformazione personale e collettiva in tempo di Covid: in un labirinto multimediale scopriamo undici percorsi interattivi, in una serie di diramazioni che ci forzano a selezionare un artista qualora incrociamo un nuovo bivio, creando un tragitto su misura dove la scelta soggettiva modifica la natura esperienziale del viaggio.

GLI ARTISTI IN MOSTRA ONLINE NELLA NYUAD ART GALLERY

La mostra analizza storie di identità digitali ed esperienze personali vissute durante la pandemia. Attraverso un QR Code che ci scannerizza all’interno della galleria virtuale, intraprendiamo un cammino alla Borges, fatto di crocevia e linee blu che ci conducono verso diverse interpretazioni delle problematiche affrontate negli ultimi mesi, come l’isolamento nei nostri appartamenti, il senso di solitudine e il distacco dalla natura.
Un video di Cao Fei ci presenta un’immagine femminile “armata” di guanti in lattice, mentre disinfetta un televisore: sullo schermo intravediamo un tramonto finto, mentre al suo fianco c’è una pianta ‒ vera ‒ alla quale nessuno sembra far caso. Lo stesso dark humour si ripete nei cyborg di Lee Barlock, proiezioni umanoidi della nostra condizione da quarantena: coperti da armature artificiose, lavorano ai loro computer come se fossero normali impiegati in remoto, ancorati a una realtà fittizia. Eva e Franco Mattes ci ricordano che qualsiasi azione intraprenderemo nel modo digitale, non la scamperemo liscia: analizzando il peso delle informazioni private, disseminate online, ci accompagnano attraverso una lucida classificazione delle abitudini e personalità dei due artisti, trapelate tramite semplici cronologie online e movimenti registrati da Google Maps.  La struttura stessa della mostra è modellata in modo tale che il visitatore possa perdercisi dentro: invitato in una ramificazione non lineare, è convocato a scrutare da diversi punti di vista lo stesso ibrido strumento di espressione.

Zach Blas, Face Cage 4 Paul Mpagi Sepuya Portrait

Zach Blas, Face Cage 4 Paul Mpagi Sepuya Portrait

BORGES E LA TEORIA DEL RIZOMA DI GUATTARI E DELEUZE

La mostra, co-curata da Maya Allison, executive director della galleria, e dall’artista e biohacker Heather Dewey-Hagborg, prende spunto dalla teoria di Guattari e Deleuze del rizoma. In natura, il rizoma è un fusto sotterraneo, capace di provvedere come riserva di cibo per la pianta: mentre clona sé stesso, crea un fitto reticolato di informazioni che si sviluppa orizzontalmente. Questo concetto nella mostra viene riletto in chiave digitale: Internet è quella pianta che dissemina radici, ricreandosi ed espandendosi ‒ non ha un punto d’origine e d’organizzazione e favoreggia la propagazione nomadica di informazioni.  Come il rizoma, non segue un sistema gerarchico; ha una struttura reticolare, anziché assorbente. È un’arma a doppio taglio che ci propone restrizioni e libertà che racchiudono gli stessi rischi: come un sentiero biforcuto che, se da una parte ci dà la possibilità di reinventare le nostre esistenze, dall’altra minaccia di farci perdere in una visione distorta del mondo reale.

Silvia Iacovcich

Online // fino al 10 luglio 2021
Not if, of, along, or related to a line
NYUAD Art Gallery
www.nyuad-artgallery.org/en_US/our-exhibitions/main-gallery/not-a-line/

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Silvia Iacovcich

Silvia Iacovcich

Silvia Iacovcich scrive per testate italiane ed estere, occupandosi prevalentemente di arte, sound art e virtual reality. Nata a Milano e residente a Londra, ha collaborato con varie gallerie e istituzioni, tra le quali Frieze Art Fair, Tate Britain e…

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