Firenze: il maxi Abete di Giuseppe Penone dedicato a Dante scatena le polemiche

L’opera è ispirata alla descrizione del Paradiso, un luogo dialettico nel quale si incontrano il mondo corporeo e quello concettuale, la materia e l'idea. Ma i fiorentini non ci stanno e gridano allo scempio

È stata inaugurata il 25 marzo in piazza della Signoria a Firenze la grande installazione Abete, realizzata dal grande artista Giuseppe Penone (Garessio, 1947) in occasione del Dantedì. L’opera, alta circa 22 metri, si inserisce nel programma nazionale delle celebrazioni dei 700 anni dalla nascita di Dante Alighieri e costituisce un anticipo della mostra Alberi Inversi dedicata al Sommo Poeta, che raccoglierà i lavori del maestro dell’Arte Povera negli spazi delle Gallerie degli Uffizi dal 1 giugno al 12 settembre 2021.

IL MAXI ABETE DI GIUSEPPE PENONE A FIRENZE

Il titolo allude al tema de “l’albero che vive de la cima / e frutta sempre e mai non perde foglia” (vv. 29-30, Canto XVIII, Paradiso, Divina Commedia), come afferma Cacciaguida degli Elisei per descrivere all’incredulo Dante il luogo in cui si trova. L’opera diventa quindi la metafora del Paradiso, un luogo dialettico nel quale s’incontrano il mondo corporeo e quello concettuale, la materia e l’idea. L’Abete di Penone si fa così ponte tra la Divina Commedia e la contemporaneità, come ha sottolineato anche il direttore degli Uffizi Eike Schmidt durante la presentazione: “L’arte contemporanea in piazza della Signoria ha conosciuto dibattiti anche accesi, fin dai tempi del David di Michelangelo e dell’Ercole e Caco di Baccio Bandinelli: questo è sempre stato un segno della vivacità dei fiorentini, che ora potranno meditare (e perché no, polemizzare) sui molti significati dell’installazione di Penone”. E ha aggiunto: “rimane comunque il fatto che questo ‘albero dantesco’ che nell’intenzione dell’artista si rifà ai versi dell’Alighieri, mescola un’idea astratta della natura – non a caso in metallo – alla concretezza tutta petrosa del centro di Firenze”.

Giuseppe Penone, Abete, piazza della Signoria, Firenze © photo OKNOstudio

Giuseppe Penone, Abete, piazza della Signoria, Firenze © photo OKNOstudio

IL MAXI ABETE DI GIUSEPPE PENONE A FIRENZE E LE POLEMICHE SOCIAL

Ci aveva visto giusto il direttore delle Gallerie degli Uffizi in merito alle polemiche sull’albero di Penone, che non hanno tardato ad arrivare scatenandosi sui social. Nel profilo Facebook del sindaco di Firenze Dario Nardella – che ha dato il benvenuto all’opera postandone la foto – in particolare si sono riversati commenti di ogni genere, quasi tutti legati all’aspetto scarno di Abete. Un tronco secco e quattro tubi arrugginiti. Se questa è l’idea che l’artista ha del Paradiso, meglio non commissionargli mai la riproduzione dell’inferno”, si legge, “Ganzo! Un tronco secco con pochi spunzoni è proprio l'”opera d’arte” che mancava in piazza Signoria. Sindaco, io c’ho du’ stecchi giù in garage. Se possono servire a completare l’opera glieli vendo volentieri”, per la serie “lo potevo fare anch’io”, grande tema evergreen dell’arte contemporanea e del suo rapporto con il pubblico. L’indignazione è alle stelle: “Se lo facevo io mi beccavo un bel verbale per abbandono di rifiuti”, e ancora, “diciamo che l’ arte è un altra cosa”, persino “Spelacchio versione fiorentina, a Roma non l’hanno più voluto e lui ha cambiato aria”, riferendosi al triste albero di Natale installato qualche anno fa a Roma dall’amministrazione Raggi.

L’ABETE DI PENONE E LA CELEBRAZIONE DEL PARADISO DANTESCO

Insomma, nessuna raffigurazione dell’Eden idilliaco nel lavoro di Penone che, lo ricordiamo, non si tratta di un vero albero, bensì di una scultura realizzata tramite fusione di acciaio inossidabile, attorniata da un reticolo che le conferisce un senso ascendente. I 18 elementi che la avvolgono, come se fossero gradini, invece, sono stati modellati in bronzo, con un procedimento di fusione da calchi di bambù. Niente vegetazione rigogliosa e atmosfera esotica, quindi, come avrebbero forse preferito gli intransigenti commentatori. Giuseppe Penone, in linea con una ricerca artistica rigorosa e lunga tutta una vita, ha preferito optare per l’essenzialità di un albero che aspira al cielo e che si protende con i suoi rami verso una dimensione spirituale. Lo stesso autore ha infatti commentato, “Abete in Piazza della Signoria indica lo sviluppo del pensiero che è simile alla spirale di crescita del vegetale“. Una sintesi che non ha evidentemente incontrato l’intesa del pubblico, il quale avrà occasione per conoscere più da vicino questo grande artista nella mostra delle Gallerie degli Uffizi, in programma per la prossima estate.

– Giulia Ronchi

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

Scopri di più