Online il carbon calculator di Gallery Climate Coalition, il network delle gallerie per l’ambiente

La ricerca della GCC (tra i fondatori anche la Thomas Dane di Londra-Napoli) ha dimostrato che oltre il 90% delle emissioni delle gallerie proviene da tre fonti - voli, trasporto aereo e energia per l'edilizia. E ora un tool online vi aiuta a calcolare l’impatto della vostra galleria sull’ambiente

Mentre Ursula Von der Leyen lancia il Nuovo Bauhaus Europeo, con l’ambizioso obiettivo di accompagnare le progettualità legate al Green Deal con una rivoluzione che sia prima di tutto culturale e creativa, il mondo dell’arte risponde con la Gallery Climate Coalition (GCC). Si tratta di una organizzazione senza scopo di lucro (presto registrata come charity), fondata da un gruppo di galleristi con sede a Londra (e anche un po’ in Italia; tra i fondatori c’è infatti anche Thomas Dane che ha recentemente inaugurato una sede a Napoli), nel tentativo di dare il via ad una riflessione e offrire una risposta significativa del settore alla crisi climatica. Finalmente il mondo dell’arte contemporanea si prende carico anche dei problemi più stringenti del presente? Sembrerebbe proprio di sì. Il primo step è stato un dibattito che si è evoluto nella scorsa primavera, contemporaneamente al diffondersi della pandemia in Europa, con l’annuncio in autunno della progettazione di un sito web e di un “carbon calculator”, oggi finalmente online.

Il report della Thomas Dane Gallery 2018-19

Il report della Thomas Dane Gallery 2018-19

IL CARBON CALCULATOR

Si tratta di un free tool online che permette agli operatori del settore di calcolare l’impatto della propria attività, in termini di produzione di CO2, sull’ambiente (offrendo anche una riflessione sulle possibili soluzioni e strategie per ridurlo). Sotto “inchiesta” i viaggi, via mare, via terra, in aereo, l’uso dei taxi, le spedizioni, l’energia per l’edilizia (queste voci rappresentano il 90% delle emissioni delle gallerie private) e altro ancora, per una autoanalisi articolata del lavoro artistico-culturale in termini green. Insomma l’impronta ambientale del settore dell’arte non è trascurabile! Il sito presenta anche una serie di video che offrono testimonianze e posizioni sul tema per chiarire il contesto e offrire una prospettiva più ampia agli utenti, ma anche per allargare il dibattito, verso una visione più nitida del problema e delle sue conseguenze in termini socio economici. Oltre a Thomas Dane, il comitato fondatore è composto tra gli altri da Kate Mac Garry, da Greg Hilty e Juyoung Yoon di Lisson Gallery, da Sadie Coles, Victoria Siddall e Matthew Slotover per Frieze (in un processo che dunque riguarderebbe anche le fiere del brand, qualora dovessero riprendere in presenza), da Richard Scott di Scott & CO. Sono inoltre previsti un associate team, un advisory committee e una vasta rete di contributors. Infine una serie di associazioni e organizzazioni “amiche” che operano nei settori di ambiente e arte. Il network può crescere e sono previste sia delle opportunità di membership, che la possibilità di donare anche piccole cifre per sostenere la causa.

Il report di Frieze 2018/2019

Il report di Frieze 2018/2019

L’ARTE, UN SETTORE GREEN?

Se l’arte ha sempre dimostrato grande attenzione in termini di contenuto e sensibilizzazione al tema dell’ambiente, di certo lo ha fatto un po’ meno a livello pratico in tempi “pre Covid-19”. L’idea della “carovana”, dell’essere presenti in ogni parte del mondo per fiere, biennali, mostre, rivela sicuramente un approccio cosmopolita e curioso, ma non molto green. Una riflessione che aveva già ampiamente lanciato il mondo della moda già nel 2019, culminando a gennaio 2020 con l’edizione a bassissima emissione della rivista Vogue, eliminando la fotografia dalle sue pagine. Una goccia nel mare, certo, se si pensa che la moda è ritenuto il secondo principale inquinatore al mondo dopo il settore del trasporto aereo, e responsabile del 10% dell’inquinamento globale, ma indubbiamente una scelta editoriale che ha scosso potentemente l’immaginario collettivo e dato il via ad una serie di nuove pratiche. Nel frattempo la pandemia, che intrattiene stretti contatti con la questione ambientale, ha rimescolato le carte implementando le grandi potenzialità dello smart working, cancellando purtroppo moltissime manifestazioni, rendendo più difficili trasporti, spedizioni, spostamenti. Come creare un giusto equilibrio tra le necessità di un settore che si è evoluto negli ultimi 70 anni potenziando la propria dimensione globale? Nel frattempo, il GCC sta lavorando per reclutare gallerie, operatori del settore e artisti per partecipare al progetto e alla riflessione che ne conseguirà, oltre ad operare per promuovere la riduzione collettiva delle emissioni di carbonio del 50% entro il 2030, in linea con gli accordi di Parigi, e pratiche di diminuzione, fino al quasi azzeramento dei rifiuti. Qui le informazioni per partecipare.

Santa Nastro

https://galleryclimatecoalition.org/

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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