Un progetto espositivo senza orpelli. Tre artisti a Roma
La mostra alla Galleria Richter Fine Art di Roma riunisce le opere di tre artisti italiani nati nella prima metà degli Anni Ottanta: Luca Grechi, Marta Mancini, Caterina Silva.
I tre lavori di Luca Grechi (1985), Marta Mancini (Roma, 1981) e Caterina Silva (Roma, 1983), presentati alla Galleria Richter Fine Art di Roma nell’ambito del progetto Due quadri e un tavolo, sembrano rappresentare un brano dell’arte che elogia la superficie in quanto luogo perfetto della pittura, intesa come dispositivo, come costruzione di linguaggio.
Il primo lavoro che incontriamo in mostra è una tela evocativa e avvolgente di Caterina Silva (Cry, 2019) dove possiamo leggere tutta la forza di un processo performativo che deposita sul supporto il gesto, il movimento del corpo che pensa e che si manifesta mediante un codice a volte prosciugato altre portato ai suoi limiti estremi. Sempre nello stesso spazio, asciutto e senza orpelli (Tommaso Richter mostra questa volta una grande eleganza e pulizia allestitiva), le pennellate dense e bicrome proposte da Marta Mancini, con Senza titolo (Febbraio) del 2019, si muovono sicure sulla tela per dar luogo a piacevoli interruzioni, a pause (educate e senza sbavature), a soste che lasciano percepire l’erotismo delle setole, la striatura sinuosa del pennello che si muove sicuro nel tracciare una scia, una forma, un incontro costruttivo tra cromemi.
Al piano inferiore della galleria incontriamo infine Senza tavolo (2020) di Luca Grechi, una installazione in cui la pittura si amplifica, cede al piacere dell’installazione ma mantiene la vitalità e la compattezza del proprio vocabolario procedendo sulla pelle di un gulliveriano tavolo (tramutato forse in baldacchino) per spalancarsi al mondo della vita, uscire verso l’esterno, farsi giovo ambientale.
‒ Antonello Tolve
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