Un manto di moquette blu invade la galleria romana che, insieme alla luce diffusa, crea un ambiente freddo che esalta le opere di Jonathan Vivacqua (Como, 1986). Si parte con un mosaico a terra finemente costruito con tasselli di cemento dove campeggia la scritta Lavoro inutile, quasi autodenunciandosi con misera e ironica rassegnazione. Si passa poi ai Panorami, una serie di quadri che – come finestre ‒ aprono spiragli dal sapore romantico su vedute naturali. I colori risaltano grazie all’accostamento di piastrelle in ceramica, come se fossero dei grandi pixel che glissano la messa a fuoco di quello squarcio di realtà di cui si fanno portavoce. Infine, si cambia registro con l’installazione al piano inferiore e intimo della galleria, Pausa. Qui badili autoportanti attendono, in un’eterna tensione, l’arrivo di una mano umana che possa smuoverli, che possa farli tornare al lavoro. Una “pausa” che ha il colore rosso della vita e il sapore della speranza.
‒ Valentina Muzi