Pittura in alta quota: la terza tappa del progetto di Angelo Bellobono

Dopo il Molise e la Basilicata, l’itinerario all’insegna di arte e natura sperimentato da Angelo Bellobono raggiunge Valsamoggia, in Emilia-Romagna. E non risparmia sorprese.

La Valsamoggia è un mondo moderatamente ma improvvisamente alto che si inerpica in modo netto dalla pianura padana bolognese. Nel pomeriggio del 6 settembre mi aspetta a Bazzano Elio Rigillo, direttore della Fondazione Rocca dei Bentivoglio (nostro partner di progetto per la residenza di Linea1201 che si svolge tra il 7 e il 13 settembre), per condurmi all’Officina Gino Pellegrini lungo una strada che sale in modo deciso da zero a 600 metri.

L’EX STUDIO DI GINO PELLEGRINI

All’interno di una riserva naturalistica percorsa dalla piccola Cassia, arriviamo a un casale isolato e nascosto avvolto nel profumo stordente di pergolati d’uva fragola. Non c’è nessuno, ma a breve il silenzio è rotto dal rumore di un’auto che entra nel vialetto sterrato. Osvalda e Stefano, che saranno i miei padroni di casa, riempiono l’aria di atmosfere felliniane con la loro spontanea accoglienza. Subito mi portano al fienile, l’ex studio dello scenografo Gino Pellegrini di cui custodiscono la memoria. Una memoria che grazie a loro lì risiede ancora fervida e che non mi sento di invadere.

Angelo Bellobono, Linea 1201. Tappa numero 3 – Valsamoggia, 2020

Angelo Bellobono, Linea 1201. Tappa numero 3 – Valsamoggia, 2020

IL FASCINO DEI CALANCHI

Quello che mi interessa tra queste colline sono i calanchi, montagne in disfacimento per effetto del dilavamento erosivo, che tornano al mare, ammassi geologici fragili e carichi di tensione. La mattina dopo mi metto subito a vagare nel paesaggio circostante per individuarne uno a portata di mano. Nella nottata è previsto un temporale e voglio piazzare sul pendio una trappola pittorica, una tela di due metri e mezzo che ho portato con me. Devo ricordarmi di posizionare due rami per ritrovare il punto di accesso. Queste conformazioni geologiche, diffuse in Appennino, ma tipiche di quest’area, racchiudono per me simbolicamente gli aspetti di fragilità e tensione che accompagnano la lunga dorsale appenninica. Cerco di intrappolare tracce di questo precario equilibrio sulla mia tela e quando la vado a riprendere mi perdo a rispondere a quelle tracce con l’argilla che trovo ai suoi piedi, materia viva del calanco.

LA FAUNA DELLA VALSAMOGGIA

Nei giorni a seguire lavorerò su questa tela che il paesaggio ha iniziato. Scopro anche la straordinaria presenza di fauna selvatica che caratterizza questa territorio a mezz’ora da Bologna. Caprioli, lupi, cinghiali, fagiani, poiane sembra che scelgano sempre più spesso aree fortemente antropizzate. Il lupo in particolare è di estrema importanza per regolare il proliferare eccessivo degli ungulati. Durante l’escursione Taccuini selvaggi che la Fondazione Rocca dei Bentivoglio ha organizzato coi bambini del luogo, ho mostrato loro le tracce di uno scontro che doveva essere accaduto proprio il giorno prima tra un lupo e un cinghiale. Si sentiva ancora un forte odore.

Angelo Bellobono

https://www.nosproduction.com/linea1201

LE PUNTATE PRECEDENTI

Pittura in alta quota #1
Pittura in alta quota #2

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