Come ci si relaziona al concetto di identità? È l’interrogativo che Ugo Rondinone (Brunnen, 1964) pone a chi osserva la sua imperiosa opera. Il poliedrico artista svizzero costruisce il suo Monk attorno all’ambiguità dell’identità di genere, consacrandolo alla paganità dell’ex chiesa di Sant’Andrea de Scaphis. Enigmatica ma avvolgente, è questa la sensazione che si prova girandoci intorno; il principio di ciclicità del tempo è la chiave di lettura di una lunga ricerca che ha inizio nella monumentale installazione Human Nature alla Rockefeller Plaza nel 2013. L’alternanza dei pieni e dei vuoti, quella instabile sensazione del non-finito michelangiolesco evocano chiari riferimenti a Giacomo Manzù e sottendono a una percezione della statuaria antica, intrisa di una sperimentazione moderna di eco picassiano.
‒ Silvia Mattina