Strati d’animo. Pietro Guida in mostra al Castello di Copertino

Un nuovo appuntamento con la scultura di Pietro Guida, questa volta al Castello di Copertino. Per festeggiare il suo 90esimo compleanno.

La recente personale di Pietro Guida (Santa Maria Capua Vetere, 1921), organizzata nel cortile del Castello di Copertino (progetto fortemente voluto dalla Direzione Regionale Musei Puglia e dalla Direzione del Castello di Copertino) per festeggiare tutti insieme il 90esimo compleanno di un maestro della scultura che non ha mai smesso di interrogare la materia e di modellarla per spingersi oltre i bordi della parola, sembra quasi sorgere o apparire da una bolla temporale in cui il tempo stesso pare sospeso e lo spazio, dal canto suo, si presenta come una distesa assolata e assorbente, un orizzonte impenetrabile del pensiero umano.

50 SCULTURE RECENTI

Curata da Mariastella Margozzi e Lorenzo Madaro (è da qualche anno che Madaro ricostruisce con precisione la lunga storia di Guida e ci auguriamo di leggere una sua prossima monografia, magari per i cento anni di Guida, con una ricca antologia di scritti rari e ormai introvabili), che hanno scelto all’incirca cinquanta preziose sculture degli anni recenti, dove forte ritorna quel dato naturalistico che contraddistingueva i suoi passi iniziali nel campo dell’arte (quando è ancora legato al Gruppo Sud), prima di reagire, con quelle che ha chiamato Opere costruite, tra gli Anni Sessanta e Settanta, all’informale ormai moribondo e a una certa asfissia (a un certo allineamento al regime) pop, con un astrattismo trasognato, massicciamente agganciato a una evocatività figurale.

Pietro Guida. Piazze d’Italia. Exhibition view at Castello di Copertino, 2020. Photo Beppe Gernone

Pietro Guida. Piazze d’Italia. Exhibition view at Castello di Copertino, 2020. Photo Beppe Gernone

PIETRO GUIDA E LO SPIRITO NEOCLASSICO

Già nel titolo, Piazza d’Italia, questo nuovo progetto sembra filtrare alcuni assunti metafisici e invitare in un teatro silenzioso dove – tra i fantasmi di Marino Marini e di Arturo Martini e di Mario Sironi e forse anche di Carrà – sono le sole pose dei personaggi a “parlare”, a raccontare con gesti semplici, d’una quotidianità.
Quanta armonia, quanta brillante affinità con lo spirito neoclassico del Novecento in queste nuove pose congelate e sovrastiriche che ci propone Pietro Guida: sembra quasi che la mano del tempo si sia spinta per riavvolgere la sua bobina e che abbia generato un cortocircuito per tornare alla radice (classica, realista, aulica) della scultura. C’è tutta l’allegria del dì di festa che non finisce mai in questi suoi nuovi lavori, la nostalgia di un abbraccio (quello tra due innamorati seduti su una panchina), la solitudine del pensiero che pensa se stesso, la preghiera della sera, la stanchezza del contadino che torna arso dal sole dai campi, il ritmo della danza nostalgica (e la carica erotica del suo desiderio) frenata in un ruotare improvvisato e ricco di patos che si crea all’interno della coppia. Queste scene, questi stati d’animo consegnati alla materia, questi quadretti campestri e genuini (forse lotmaniani?) sono segnali onirici, felliniani “amarcord”, reminiscenze e riletture di una grammatica crepuscolare (e di un perimetro monumentale del Novecento, appunto, ancora da riscoprire e rivalutare), sono scavi nella memoria collettiva dove tutto (anche il mito di Orfeo, presentato in t-shirt accanto alla sua amata Euridice) è riletto con una velatura romantica che illumina di nuovo la scena attuale della scultura.

– Antonello Tolve

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Antonello Tolve

Antonello Tolve

Antonello Tolve (Melfi, 1977) è titolare di Pedagogia e Didattica dell’Arte all’Accademia Albertina di Torino. Ph.D in Metodi e metodologie della ricerca archeologica e storico artistica (Università di Salerno), è stato visiting professor in diverse università come la Mimar Sinan…

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