L’invito al viaggio di Giuseppe Caccavale. Alla Galleria Doppelganger di Bari

Si chiude il 31 marzo la mostra “Carmi figurati” di Giuseppe Caccavale alla Galleria Doppelganger di Bari. Un’opera corale che unisce alla “Conversazione su Dante” di Mandel’stam il volto più poetico dell’Armenia.

C’è tanta poesia nella mostra, in corso fino a fine marzo presso la galleria Doppelganger di Bari, dedicata a un artista complesso e profondo come Giuseppe Caccavale (Afragola, 1960).
Non ha infatti un filo conduttore semplice il percorso espositivo: chiede allo spettatore un esercizio di lettura difficile per poi squadernare totalmente il senso della percezione in un racconto che è più visivo che narrativo. A dare il via a tutto, come si legge anche nel dialogo ingaggiato con la curatrice Chiara Bertola nel bel libretto di accompagnamento, sono le figure di Osip Mandel’stam e dell’Alighieri, “due raminghi in patria”: è infatti la Conversazione su Dante, scritta nel 1933 (ma anche le Ottave) dal poeta russo sacrificato dalle purghe staliniane, l’anima che conduce l’intero progetto. I suoi versi accompagnano lo sguardo che deve così vagare, cercando una guida tra le figure tracciate con mano lieve sul fondo azzurro che ha avvolto l’intera galleria. Tuttavia l’artista non manca di attingere anche da un repertorio caldamente mediterraneo: c’è dell’anima e del sangue nella resa che Caccavale fa dei suoi Carmi figurati. Il ricordo di una colta grecità partenopea riaffiora nella resa delle superfici unita alla grande pittura muraria italiana, ai cartigli dei monaci benedettini e agli artisti Rabano Mauro e Opicino de Canistris.

Giuseppe Caccavale. Carmi figurati. Installation view at Galleria Doppelganger, Bari 2020, dettaglio

Giuseppe Caccavale. Carmi figurati. Installation view at Galleria Doppelganger, Bari 2020, dettaglio

MEMORIE ARMENE

Di tanto in tanto emergono alcune immagini fotografiche: sono scatti realizzati dall’artista in Armenia (Paese tanto caro a Mandel’stam, protagonista del suo Viaggio in Armenia). A chiarirci le idee è lo stesso Caccavale: “Osip Mandel’stam é il mio Marcel Duchamp come Roberto Rossellini è il mio Cimabue, come Valerio Zurlini il mio Piero della Francesca. Bisognava salire sui ponteggi del compito con spirito leggero, dare leggerezza al passato dandogli un’altra possibilità di vita. Questo è stato possibile attraverso l’impegno fisico, una sorta di compenetrazione con gli elementi naturali che andavo utilizzando per costruire figure daccapo”. Dunque, l’invito è al viaggio: mentale, intellettuale e culturale, se non fisico. E, in questi tempi di instabilità sociale, non ci sembra poco.

Santa Nastro

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Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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