“C’è una nostalgia delle cose che non ebbero mai un cominciamento”. Prendendo in prestito le parole di Carmelo Bene si può circoscrivere l’ultimo progetto di Giuseppe Tubi (nom de plume di anonimo): la mostra raccoglie opere dai differenti linguaggi e scopi, che però passano in secondo piano rispetto all’idea di esposizione artistica in sé. Semplici progetti, oppure opere (e mostra) compiute? Opere che portano a chiedersi se nel guardarle ci si trovi davanti all’idea della forma oppure alla forma dell’idea. Una lotta intellettuale fra aristotelismo e platonismo, non risolvibile in maniera univoca, perché forma e idea convivono, si sostituiscono in maniera impercettibile.
Da queste riflessioni muove la provocazione dell’artista al sistema-arte, troppo focalizzato a suo dire sulla “storicità” delle opere, più che sui concetti. Con questa antologica di inediti, per richiamare in parte un titolo scelto da Tubi per una delle sue mostre, i sogni si fanno finalmente materia.
‒ Niccolò Lucarelli