Cosa c’entra l’olio d’oliva con l’arte contemporanea? Storia del Premio Carapelli for Art

Istituito in occasione del 125esimo anniversario dalla nascita della casa olearia toscana, il Premio Carapelli for Art è rivolto ad artisti italiani e internazionali, invitati a interpretare e sviluppare in chiave creativa i temi della contemporaneità Del Premio abbiamo parlato con Matteo Sala, Direttore Marketing di Carapelli

Raccontare la storia della Casa Olearia Carapelli significa raccontare un pezzo di storia dell’imprenditoria italiana, incentrata sui valori dell’identità, della tradizione, del legame con la terra e la natura. Una storia iniziata nel 1893 a Montevarchi in Valdarno, in Toscana, dove la famiglia di Costantino Carapelli commercia grano e olio sfuso per poi, nel 1939, trasformarsi in una famiglia di industriale, realizzando a Ponte Ema (alle porte di Firenze) il più moderno molino da grano dell’epoca e costruendo il primo frantoio per le olive. Nonostante i duri anni della guerra, alla fine degli anni Quaranta nasce il primo stabilimento Carapelli, e nel 1950 l’olio Carapelli fa il suo ingresso nelle case italiane con la sua storica e iconica bottiglia tonda. Da allora l’azienda si distingue anche per la propria campagna di comunicazione e per il packaging, fino ad arrivare al 2018, anno in cui Carapelli celebra il 125anniversario dalla nascita. Una ricorrenza importante, che l’azienda ha voluto onorare istituendo un premio rivolto agli artisti contemporanei italiani e internazionali, il Premio Carapelli for Art, giunto alla sua seconda edizione. Con Matteo Sala, Direttore Marketing di Carapelli, abbiamo ripercorso in questa intervista la storia del Premio, soffermandoci sul rapporto che intercorre tra l’azienda e il mondo dell’arte e della cultura; un modo anche per indagare come negli ultimi anni in Italia si stia evolvendo il fenomeno del mecenatismo praticato dalle aziende, sempre più spesso incentrato sulle tradizioni e i valori del marchio e votato alla contemporaneità.

Carapelli for Art

Carapelli for Art

Il Premio Carapelli For Art è stato lanciato nel 2018, anno in cui l’azienda ha festeggiato il 125esimo anniversario dalla nascita. Come nasce l’idea di celebrare questo importante traguardo con un premio rivolto agli artisti contemporanei? Quali sono le finalità del premio?

Nel 2018 Carapelli, in occasione della celebrazione del suo 125esimo anniversario, ha voluto investire in un progetto qualitativo, distintivo e coerente con i valori di marca, incentrato sul mondo dell’arte. La stessa arte che, in campo oleario, l’azienda toscana perpetua con grande maestria da oltre un secolo. È nata così la prima edizione di Carapelli for Art, il concorso di arti visive aperto ad artisti professionisti, ma anche a giovani studenti delle più prestigiose Accademie di Belle Arti italiane, invitati a rileggere un tema di attualità in modo creativo e innovativo.

Che tipo di rapporto/interesse ha Carapelli nei confronti dell’arte contemporanea e come si lega la vostra tradizione aziendale al mondo dell’arte e della cultura?

Carapelli, come azienda olearia italiana, si è sempre prefissa l’obiettivo di perpetuare la Maestria e la Tradizione nell’arte olearia, per garantire autentica qualità e portare ogni giorno in tavola il miglior olio extra vergine d’oliva. Fin dall’inizio, nel lontano 1893, la passione di Costantino e Cesira Carapelli fu di rendere la produzione dell’olio di oliva una vera e propria arte, ispirati dai valori del Rinascimento e dalla fiducia nella tradizione della Maestria Olearia Fiorentina. Lo scopo di Carapelli for Art è quello di valorizzare, promuovere e sostenere i giovani artisti contemporanei. Per questo, abbiamo scelto come tema della prima edizione la reinterpretazione dei valori del brand: Maestria, Tradizione e Qualità in chiave artistica.

Marcello Spada, Per un’oliva pallida io posso realmente delirare - Premio Carapelli for Art

Marcello Spada, Per un’oliva pallida io posso realmente delirare – Premio Carapelli for Art

Come è strutturato e organizzato il Premio?

Quest’anno abbiamo lanciato il bando di concorso in una data non casuale: il 15 aprile, in occasione del World Art Day. Per questa seconda edizione è stato scelto un nuovo tema, molto attuale Unione. L’incontro tra le varietà che porta a nuovo valore”. Il concorso prevede due categorie di premio su cui la giuria di critici ed esperti d’arte è chiamata a valutare i progetti: categoria Open, aperta a tutti gli artisti professionisti, e categoria Accademia, rivolta agli studenti delle Accademie di Belle Arti di vari paesi. 

Come si è articolato il Premio nel corso delle due edizioni?

Nel corso degli anni abbiamo incrementato il montepremi da dividere tra i vincitori delle due categorie, arrivando fino a 12mila euro, e siamo stati in grado di stringere importanti collaborazioni con Accademie di Belle Arti di tutta Italia e all’estero, sostenitrici del progetto che ci permettono di estenderne la comunicazione a un ampio numeri di studenti, con visibilità internazionale. Chiuso il bando di concorso, la Giuria seleziona due vincitori per categoria che vengono premiati durante la cerimonia di chiusura del Concorso che, quest’anno, abbiamo avuto il privilegio di ospitare presso la Triennale di Milano. Infine, le opere vincitrici vengono acquistate da Carapelli ed entrano a far parte della collezione d’arte permanente dell’azienda stessa. 

Nelle due edizioni avete registrato un’importante partecipazione di artisti non solo italiani ma anche da tutto il mondo. Ci sono aspetti particolari – in termini di linguaggi, media, stili, messaggi, estetica – che avete osservato delle opere e degli artisti partecipanti al premio?

Quest’anno abbiamo registrato la partecipazione di 1.357 iscritti, provenienti da oltre 52 paesi del mondo. L’intenzione del Premio è di supportare gli artisti contemporanei, dando la possibilità a tutti di partecipare, senza alcuna restrizione che fosse basata sull’età, nazionalità o tecnica d’espressione. Nel 2019 sarebbe anacronistico tale genere di limiti; viviamo in un’epoca globale e, anzi, vedere arrivare tante iscrizioni da molti paesi diversi è stata una ricompensa per i propositi che ci eravamo posti. La varietà di opere candidate è stata molteplice e, a seconda della provenienza degli artisti, il tema creativo è stato affrontato in maniera differente. Anche per questo motivo, il supporto di una Giuria internazionale ha permesso di valutare le opere con una visione più ampia e in modo da interpretarne le diverse sfumature.

In questo progetto avete stretto collaborazioni con istituzioni, accademie, musei, oltre a coinvolgere curatori e critici. Come è andato il progetto da questo punto di vista?

Fin dagli inizi, Carapelli for Art è stato concepito come un riconoscimento alla creazione artistica di artisti emergenti. In tal senso, ci è sembrato quasi naturale il collegamento con le Accademie di Belle Arti, con l’intento di trovare in queste istituzioni un interlocutore, un punto saldo per comunicare il Premio agli studenti. Da qui è nata l’idea di istituire, fin dalla prima edizione, una categoria dedicata. Siamo molto contenti della risposta ricevuta e del coinvolgimento avuto da tutte le Accademie. In due anni siamo riusciti a trovare il sostegno di prestigiosi nomi e, ad oggi, vantiamo la collaborazione di Accademie del calibro di Brera, Roma, Firenze, Carrara di Bergamo, Torino, Napoli, Foggia, LABA di Firenze. Per non parlare delle collaborazioni dall’estero con le Accademie di Belle Arti di Granada e Versailles. Questo ci ha permesso di raggiungere un target di studenti molto ampio e variegato, proveniente da tutto il mondo e pieno di tanto entusiasmo e voglia di mettersi in gioco. 

Carapelli fa parte di un grande gruppo internazionale. Come avete declinato questa cosa nel Premio?

Carapelli for Art è nato per iniziativa di Carapelli Firenze S.p.A. Il DNA del premio è strettamente italiano e trova nel nostro territorio le radici ed i legami più profondi. Ciononostante, dopo il successo della prima edizione, abbiamo pensato di dare un respiro più internazionale al progetto e lo abbiamo esteso anche fuori dall’Italia. In quest’ottica, ci siamo avvalsi di nuovi membri della Giuria, noti nomi di giovani critici ed esperti d’arte che ci hanno permesso di ampliare la cassa di risonanza del Premio e della collaborazione delle prestigiose Accademie di Belle Arti di cui parlavo prima. Anche la scelta del tema del Concorso non è stata casuale e ha, infatti, richiamato l’attenzione di molti artisti provenienti da diversi paesi del mondo. Unione. L’incontro tra le varietà che porta a nuovo valore intende sottolineare la capacità che ha l’arte di armonizzare ciò che è differente, in tante declinazioni: dalla resa formale e concettuale al rapporto con il pubblico, fino al modo in cui l’opera viene recepita nella società e riesce ad agire, in via diretta o indiretta, su di essa.

Alessandro Bozzoli, Divina Colorum - Premio Carapelli for Art

Alessandro Bozzoli, Divina Colorum – Premio Carapelli for Art

Proviamo a fare un bilancio di questi due anni di Carapelli For Art. Quali sono secondo lei le caratteristiche e i punti forti che, nell’arco di due edizioni, hanno portato il premio a ritagliarsi un posto nel mondo dell’arte contemporanea?

Il bilancio finale è estremamente positivo. In due anni abbiamo più che triplicato le partecipazioni da parte degli artisti, quindi già questo è un dato che ci evidenzia come Carapelli for Art si stia affermando nell’artistico contemporaneo. Sicuramente un punto di forza è la presenza di giovani ed interessanti nomi del panorama della critica internazionale nella Giuria che sono stati chiamati a valutare i lavori in concorso, accrescendo credibilità del Premio stesso. Senza dubbio, però, anche la qualità dei lavori candidati è la prova più concreta del valore del Concorso. Inoltre, quest’anno, l’opportunità di presentare ed esporre le opere vincitrici presso un palcoscenico importante come la Triennale di Milano ha permesso agli artisti stessi di mettersi in mostra ed esprimere il loro valore di fronte a numerosi “addetti ai lavori” creandosi una serie di contatti che, speriamo, possano divenire utili a livello professionale per il futuro.

Quali sono invece gli aspetti da potenziare e sviluppare ulteriormente?

Sicuramente ci sono molti margini di miglioramento su cui poter intervenire, a partire dalle collaborazioni con istituzioni d’arte, musei e gallerie, ma anche con nuove Accademie di Belle Arti, per fare in modo di consolidare l’importanza del Premio. Anche sul lato della comunicazione, in ottica di estenderlo ancor di più a livello internazionale, possiamo augurarci di accrescere la notorietà del Concorso fuori dal nostro territorio e cercare di rendere Carapelli for Art un punto di riferimento nel mondo dell’arte contemporanea. 

Oltre al premio fate altri investimenti sull’arte e la cultura? 

Carapelli for Art è stato il primo “approccio” concreto che la nostra azienda ha avviato con il mondo dell’arte e della cultura. In due anni abbiamo puntato molto sul Concorso, investendo sia in progettazione che in comunicazione. Per di più, abbiamo acquistato le opere vincitrici in modo da dare un seguito concreto alla loro vita. Per questo, durante tutto il 2019 ci siamo impegnati nel portarle in esposizione in più contesti artistici in giro per l’Italia. Inoltre, come azienda olearia, abbiamo continuato ad investire in comunicazione e promozione dell’arte: nella seconda metà dell’anno, infatti, abbiamo messo in pista un concorso legato all’acquisto della gamma premium dei nostri Oli Extravergini d’oliva che permette ai fortunati vincitori di trascorrere un weekend a Firenze con tour guidato della città e delle sue attrazioni artistiche più importanti, oltre a una cena presso il ristorante stella La leggenda dei Frati di Villa Bardini a Firenze, palazzo storico fiorentino e, oggi, anche centro espositivo che ospita mostre temporanee.

Come immagina il Premio nei prossimi anni? In che direzione può evolvere?

Il nuovo mecenatismo praticato dalle aziende è forse la forma più concreta di supporto che i giovani artisti possano avere, non solo per il premio economico, ma anche e soprattutto per potersi avvicinare al mondo del mercato dell’arte, del collezionismo e per far conoscere quanto più possibile il proprio lavoro. In quest’ottica, il Premio, con i risultati di queste due edizioni, ha confermato il suo alto potenziale e, quindi, come prima cosa ci auguriamo di dare un continuo al Concorso (stiamo già iniziando, infatti, a lavorare alla terza edizione), in modo tale da permetterci di continuare nel nostro scopo di valorizzare, promuovere e sostenere i giovani artisti contemporanei, non soffermandoci al solo territorio italiano, ma con l’intento di coinvolgere sempre più anche artisti da tutto il mondo. 

– Desirée Maida 

www.carapelli.it

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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