Una fisicità illusoria che si ispira all’arte astratta e ai giochi di forma degli Anni Sessanta, per costruire opere scultoree in legno o alluminio; un titolo, Symmetric difference, che sfiora l’ossimoro, che suggerisce la possibilità di dare ordine alla discontinuità, a quelle fratture apparenti che sembrano attraversare la parete. Elementi che sottendono alle ricerche tridimensionali di Terry Haggerty (Londra, 1970) che, alla stregua degli autori della letteratura potenziale, manipola la linea, la materia e la prospettiva per ampliare il campo espressivo della forma, citando Bridget Riley e la Op Art, ma anche certe arditezze dell’architettura contemporanea, ad esempio le torsioni di Bjarke Ingels.
All’occhio dell’osservatore si parano giochi di incastri e geometrismi, che determinano il carattere scultoreo delle opere, avvertibile anche nella bidimensionalità della grande pittura parietale, che quasi sembra avanzare verso l’osservatore.
‒ Niccolò Lucarelli