Ci sono fotografie che sembrano essere scattate attraverso un caleidoscopio, stampe che paiono stesure monocrome di rosso, verde, blu, e poi dei Picoroll che occupano come installazioni lo spazio della galleria. Taisuke Koyama (Tokyo, 1978), di formazione biologo, è un artista che indaga le tecnologie digitali applicate alla fotografia e che dalle sue ricerche trae stampe da inserire in uno spazio reale. Le serie scelte per Waves and Particles (letteralmente, onde e particelle, la duplice natura della luce), sono tre e hanno in comune la riduzione ai minimi termini di ciò che costituisce una fotografia digitale, il pixel e la luce. In Photons un riflesso solare fuori fuoco viene trasposto esteticamente scomponendo ed evidenziando i colori primari (il modello RGB: red, green, blue) per un risultato fortemente suggestivo.
Altre stampe paiono a prima vista dei paesaggi campestri (Lightfield, appunto), ma è ancora la luce artificiale – degli scanner, in questo caso – a disegnare off camera quelli che sembrano i movimenti dell’erba o i solchi dell’aratro e che invece qui assumono una valenza concettuale. Infine, le opere basate sull’ingrandimento di 1.500 volte di un pixel (serie Pico, per la quale l’artista ha creato anche una app che funziona con lo stesso principio) rivelano una sorpresa: la superficie diventa irregolare, alcuni punti non sono più leggibili dai software e la texture assomiglia da vicino all’antica grana della pellicola analogica.
– Marta Santacatterina