La poesia luminosa di Jenny Holzer. A Bergamo

Palazzo della Ragione, Bergamo – fino al 1° settembre 2019. Nella Sala delle Capriate del Palazzo della Ragione l'artista americana sovrappone versi di poeti novecenteschi e contemporanei agli affreschi presenti sulle pareti. Una Jenny Holzer più lirica del solito, nonostante i temi scelti.

Versi di poesia novecentesca e contemporanea proiettati come materiale spurio, malleabile e irradiante, con le pareti dell’enorme Sala delle Capriate come supporto: come un puzzle di parole, le frasi si affiancano creando associazioni istintive e suggestive. È un’installazione “atmosferica” quella di Jenny Holzer (Gallipolis, 1950) al Palazzo della Ragione di Bergamo, iniziativa della GAMeC in trasferta nella città alta. Un ambiente che immerge lo spettatore nella penombra per rendere lo spazio attivo e pulsante. Al dominio assoluto della parola rispondono immagini che affiorano dalle pareti. Sono gli affreschi della sala, che prendono corpo quando la luce delle proiezioni si posa su di loro, incastonandoli nelle parole.
Come si intuisce, il tono dell’installazione è più lirico che apertamente politico. Ma la scelta dei poeti è tendenziosa, nel senso più felice del termine. Omid Shams, Patrizia Cavalli, Pier Paolo Pasolini, Wisława Szymborska, Ghayath Almadhoun, Mihai Mircea Butcovan, per citarne solo alcuni, sono infatti autori che fanno della parola uno strumento di interpretazione del mondo, se non di rivolta.

COLLAGE DI FRASI

Il collage di frasi parte da spunti lirici e intimi, si allarga poi a una sensazione di inquietudine e giunge ad aperture universali: come se ‒ per usare un paragone pittorico ‒ da una natura morta si ampliasse il campo per giungere a scoprire una scena corale, di denuncia e di rappresentazione dell’epoca storica.
È un’installazione che instilla domande. Vince il luogo o l’opera riesce ad affermarsi, pur rispettandolo? E soprattutto: l’opera contiene la carica contestataria che contraddistingue abitualmente l’artista, o il lirismo finisce per prevalere? Se l’intento è di certo come sempre critico e tagliente, il risultato è più “vago” del solito. Completano l’installazione nove panchine di marmo su cui ci si può sedere per assistere alla proiezione ‒ anch’esse riportano incisi versi di poeti illustri.

Luke Willis Thompson. Hysterical Strength. Installation views at GAMeC, Bergamo 2019. Photo Antonio Maniscalco. Courtesy GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo

Luke Willis Thompson. Hysterical Strength. Installation views at GAMeC, Bergamo 2019. Photo Antonio Maniscalco. Courtesy GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo

LE ALTRE MOSTRE

Altre due mostre, che si svolgono nella sede abituale, completano il programma estivo della GAMeC. Luke Willis Thompson (Auckland, 1988; vive a Londra) è protagonista con una grande installazione che comprende quattro video. Particolarmente suggestivi per forma e contenuto sono i ritratti filmati di due giovani uomini londinesi, dignitosi, alteri eppure empatici.
La mostra Libera è invece composta da opere della collezione del museo. Le rivoluzioni dell’arte dal secondo dopoguerra vengono interpretate tramite il progressivo superamento dei canoni. Ecco dunque le sezioni Libera dalla forma, con autori come Burri, Vedova, Mathieu; Libera dalla figurazione, con Vasarely, LeWitt, Spalletti, Castellani, tra gli altri; Libera dallo stile, con bei lavori dei Poveristi tra cui spicca il Delfino di Pascali del 1966; e Libera dalla rappresentazione, infine, con l’esplosione delle ricerche Pop, da César a Warhol.

Stefano Castelli

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Stefano Castelli

Stefano Castelli

Stefano Castelli (nato a Milano nel 1979, dove vive e lavora) è critico d'arte, curatore indipendente e giornalista. Laureato in Scienze politiche con una tesi su Andy Warhol, adotta nei confronti dell'arte un approccio antiformalista che coniuga estetica ed etica.…

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