4 impressioni a caldo dalla Biennale di Venezia 2019
La prima giornata dedicata alla visita della mostra internazionale "May You Live In Interesting Times" restituisce qualche suggestione immediata e alcuni elementi ricorrenti in tutta la Biennale. Utili a orientarsi.
È parecchio presto per tirare le prime conclusioni. La Biennale ha appena aperto, vedere in un solo giorno il Padiglione Centrale e l’Arsenale è un’impresa e occorre tempo, molto tempo, per metabolizzare. La mostra sarà anche composta da molti meno artisti rispetto al solito, ma ognuno ha fatto una doppia presenza per cui il numero praticamente raddoppia e la densità è realmente intensa. La Biennale di Ralph Rugoff appare come una lunga teoria di opere capaci di affrontare i grandi temi della contemporaneità con uno stile e un approccio equilibrato, proprio dell’arte. Cosa possono dire gli artisti di fronte ai temi della razza, del razzismo, della sostenibilità e dell’ambiente, delle migrazioni, del lavoro, della povertà, della condizione giovanile ed esistenziale in generale? Come possono prendere una posizione senza risultare stucchevoli, pedanti, patetici, inutili e cronachisti? Ad una primissima analisi gli artisti selezionati da Rugoff mediamente ci riescono.
Prendersi carico di affrontare temi importanti restando autenticamente artisti. Il simbolo di questa mostra – parlando della figura dell’artista oggi – sembra essere (vedi video) il lavoro robotizzato di Sun Yang e Peng Yu nel mezzo del Padiglione Centrale: sei in mezzo ad un lago di sangue, non ignori la situazione, cerchi di rimediare per quanto puoi pur consapevole che il tuo intervento sarà poco più che inutile e nel contempo non rinuncia a metterti in vetrina, a mostrarti al pubblico e magari addirittura a metterti a ballare…
Di una analisi più approfondita sulla mostra però parleremo in maniera più articolata nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, per chi visiterà invece la Biennale nei prossimi giorni proviamo a limitarci per ora a snocciolare alcune chiavi di lettura che facilmente emergono dalla visita della mostra. Cose, insomma, che probabilmente ricorderemo.
– Massimiliano Tonelli
GRANDI LAVORI VIDEO
La Biennale di Venezia in questo 2019 la ricorderemo per gli importanti lavori video che sono proposti in mostra. Christian Marclay, Ian Cheng, Stan Douglas, Arthur Jafa, Jon Rafman, Ryoji Ikeda hanno presentato dei film straordinari che meritano il viaggio.
GRANDI LAVORI PITTORICI
Ma guai a pensare alla Biennale 2019 come una mostra di soli video & foto (che pure sono tante)! La pittura è tanta, tantissima, e sovente è di strepitosa qualità. Qualche nome? Henry Taylor, Nicole Eisenmann, Michael Armitage e molti altri tutti da non mancare e da leggere in filigrana attraverso i temi della rassegna.
ALLESTIMENTO FLUIDO
Bella prova curatoriale di Rugoff per quanto riguarda l’allestimento degli artisti. Stimolante l’idea di diffondere gli artisti oltre il loro presunto spazio prefissato: stai dentro lo ‘spazio’ di un artista, ne esci, entri nello spazio di un altro artista e dopo un po’ ritrovi l’artista di cui sopra. Come se l’allestimento fosse una concatenazione successiva di richiami. A significare simbolicamente un dialogo in essere tra artisti.
MURI DI LEGNO
Probabilmente non ci dimenticheremo per un po’ neppure le grandi muraglie di legno che connotano l’Arsenale. Solitamente il pubblico e gli addetti ai lavori guardano con poco favore pesanti interventi in muratura temporanea negli spazi magniloquenti delle Corderie, tuttavia questa volta la scelta di sostituire al cartongesso delle pareti in legno chiaro conferisce identità e per certi versi pure eleganza al percorso, alleggerendo una oggettiva elevata densità espositiva.
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