Riti di Passaggio: il lavoro di Nathalie Djurberg e Hans Berg a Porta Sant’Agostino di Bergamo

Le creature angoscianti che popolano i cortometraggi del duo svedese rappresentano la metafora della società contemporanea. A Porta Sant’Agostino di Bergamo una mostra omaggia il loro lavoro.

Continua l’indagine sulla commistione tra cinema e arte contemporanea condotta da The Blank, che quest’anno porta alla rassegna Bergamo Film Meeting il conturbante lavoro del duo composto da Nathalie Djurberg (Lysekil, Svezia – 1978) e Hans Berg (Rättvik, Svezia – 1978), protagonisti lo scorso anno di una personale tenutasi al museo Mart di Rovereto. Nello spazio della cinquecentesca Porta Sant’Agostino, all’ingresso della Città Alta di Bergamo, fino al 31 marzo saranno proiettati tre video: Dark Side of the Moon (2017), One Need Not be a House, The Brain Has Corridors (2018) e Am I Allowed To Step On This Nice Carpet, (2018). Le proiezioni, ipnotiche e inquietanti, sono incentrate sulle pulsioni e i desideri reconditi dell’umano e sono state scelte per la comunanza con la tematica del “rito del passaggio”, simboleggiato anche dal luogo che ospita la mostra.

NATHALIE DJURBERG E HANS BERG. RITES OF PASSAGE

La mostra Nathalie Djurberg e Hans Berg. Rites of Passage, curata da Stefano Raimondi e Claudia Santeroni, porta per la prima volta il lavoro del duo svedese nella cittadina bergamasca. All’interno di un “ambiente installativo” creato appositamente, vengono proiettati tre cortometraggi, i cui personaggi e scenografie sono realizzati con la plastilina e animati tramite la tecnica dello stop-motion, pratica da sempre prediletta del duo svedese. In questi cortometraggi, il “passaggio” non è solo quello dal giorno alla notte, stigmatizzato dalle due sculture poste ai lati dello schermo, ma diventa una vera e propria ossessione che anima gli spiriti e le gesta dei protagonisti dei video, anti-eroi alla ricerca di qualcosa di non ben definito: può essere il pertugio cercato da una grottesca Alice nel Paese delle Meraviglie per accedere all’interno della casa, come in Dark Side of the Moon; il labirinto di corridoi di One Need Not be a House, The Brain Has Corridors, che si dirama all’infinito come in un’allucinazione, popolato da figure trasgressive e stravaganti. Infine, è il rito stesso del passaggio a muovere le figure di Am I Allowed To Step On This Nice Carpet, animali dai comportamenti antropomorfizzati e umani dai gesti animaleschi. Il cortocircuito visivo, potenziato dalle misteriose colonne sonore di Hans Berg, rispecchia le pulsioni della società attuale, insinua un senso di angoscia ma induce anche alla riflessione.

L’INSTALLAZIONE DI NATHALIE DJURBERG E HANS BERG

“Dopo Keren Cytter, Deimantas Narkevicious, Franco Vaccari e Jonas Mekas siamo approdati a Nathalie e Hans, il cui lavoro ben si presta a questa analisi sul rapporto arte/cinema. Per noi è importante che oltre alla bidimensionalità dello schermo, quindi alla pura ricerca video, si possa associare la dimensione installativa”, raccontano ad Artribune i curatori Stefano Raimondi e Claudia Santeroni. “Generalmente gli artisti rimangono affascinati da Porta S. Agostino, sia per la sua storia sia proprio come spazio in sé, e amano confrontarsi con questo ambiente così connotato”. È proprio l’ambiente in cui ci si immerge a stupire, appena varcata la sala con al centro le proiezioni di Nathalie Djurberg e Hans Berg: un’atmosfera raccolta e soffusa, resa dalle luci che si accendono e spengono ciclicamente seguendo la proiezione dei video. Una distesa di tappeti purpurei ricopre il pavimento, rendendo l’ambiente ancora più intimo, mentre, ai lati, si trovano due sculture a forma di uccello, pronti ad essere illuminati a loro volta, prendendo parte all’intera narrazione. “La selezione dei video proposti è stata fatta confrontandoci con gli Nathalie ed Hans: tutti e tre riguardano l’idea di accesso, di soglia, di porta, e proprio per questo si legano a Porta S. Agostino, che storicamente è stata l’accesso privilegiato alla città di Bergamo”, continuano a spiegarci i curatori. “Quindi i lavori sono stati scelti appositamente rispetto al progetto e al luogo preposto ad ospitarli. Anche le due sculture, Sunrise e Sunset, rimandano ad un’idea di ciclicità, e sono state disposte rispettivamente ad est e a ovest. Sia per gli artisti sia per noi è stata fondamentale la scelta dei tappeti disposti davanti allo schermo, utili a far sì che il pubblico possa sedersi o sdraiarsi ad ammirare i video”.

-Giulia Ronchi

INCONTRI: CINEMA E ARTE CONTEMPORANEA
NATHALIE DJURBERG E HANS BERG. RITES OF PASSAGE
A cura di Stefano Raimondi e Claudia Santeroni
Fino al 31 marzo 2019
Sala alla Porta Sant’Agostino,
Via della Fara, Bergamo

www.theblank.it

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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