La “sbandata” di Marcello Maloberti. A Milano

Galleria Raffaella Cortese, Milano ‒ fino al 2 marzo 2019. Installazioni e collage definiscono l’omaggio di Marcello Maloberti alla storia dell’arte.

Il mio lavoro nasce da uno spavento”. È una frase che Marcello Maloberti (Codogno, 1966) ripete – scrive e incide, come un mantra – da oltre venticinque anni. Lo spavento dell’arte e dell’arte classica, in particolare, nella monografica in corso alla Galleria Raffaella Cortese, si traduce in un friccico, una Sbandata, come recita il titolo. Una lunga storia d’amore lega l’artista alla galleria milanese e, per questo, Maloberti ha voluto aprire al pubblico gli spazi dell’odierno magazzino che, nel 2004, avevano ospitato un suo progetto sperimentando una riconnessione, personale e collettiva, con il passato. La sensazione di mistero è palpabile, pari a percorrere il segreto delle sale di un caveau.
L’artista, “archeologo” e performer, unisce installazione e collage in un’unica “serenata” di segni e significati per manifestare il suo innamoramento per la storia dell’arte. La serie Marmellate, allestita in via Stradella 7, è da intendersi come una sorta di archivio, un canovaccio di appunti visivi, cui fa da sottofondo una registrazione audio in loop: è la voce di una delle guide del bergamasco Oratorio Suardi, che evoca un’opera d’arte in absentia descrivendo l’affresco ivi conservato di Lorenzo Lotto.

DIALOGHI E RIMANDI

La mostra nasce da un dialogo serrato tra Marcello Maloberti e il curatore, Pierre Bal-Blanc, e si articola in tutti e tre gli spazi della galleria Raffaella Cortese. In via Stradella 1, un frame tratto dalla performance Kolossal, realizzata due anni fa in occasione della Biennale di Pune, in India, è presentato – per la prima volta – dipinto a olio su un supporto in legno di betulla. Senza rinunciare alla drammaticità di una mise en scène, la ricerca dell’artista si nutre della quotidianità e proviene dalla strada; il feticismo, mutuato da Giulio Paolini, per il ritaglio fotografico, la lezione dell’arte e della classicità, insieme a un metodo neorealista, restituiscono al lavoro di Maloberti una visionarietà in cui arte e vita si amalgamano e il melting pot tra disegno, scultura, fotografia, installazione e performance genera un Gesamtkunstwerk contemporaneo. Un’opera d’arte totale in cui de-contestualizzare, ri-tagliare e stratificare.

Marcello Maloberti. Sbandata. Installation view at Galleria Raffaella Cortese, Milano 2019. Photo Lorenzo Palmieri

Marcello Maloberti. Sbandata. Installation view at Galleria Raffaella Cortese, Milano 2019. Photo Lorenzo Palmieri

AFFRESCHI E RITAGLI

Il pavimento dello spazio di via Stradella 4, infine, è gremito di ritagli di cupole e soffitti classici in cui il colore blu sembra prevalere e di affreschi cinquecenteschi del Veronese. Uno stroboscopico trompe-l’œil dal titolo magniloquente che cita gli affreschi del Tiepolo a Villa Baglioni a Mazzanzago (Padova), Trionfo dell’Aurora, sembra dare in pasto lo spettatore a una vertigine che suona come disturbo ADHD da browsing digitale. E ancora Piero della Francesca, Lorenzo Lotto, Pietro da Cortona, Correggio. Marcello Maloberti ritaglia immagini dai manuali della storia dell’arte per reinterpretarli in un immaginario quotidiano e complesso, che si stratifica sotto l’occhio di chi guarda in un caos di vuoti e di pieni, di passato e presente. Bisogna fare attenzione e muoversi con prudenza perché, altrimenti, si rischia di sbandare.

Giusi Affronti

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Giusi Affronti

Giusi Affronti

Giusi Affronti (Palermo, 1985) è storico dell’arte e curatore; vive a Milano e Palermo e lavora nella ricerca su linguaggi e fenomenologie della cultura visiva contemporanea. Si laurea a Palermo e, poi, trascorre due anni tra Milano e Roma per…

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