Compiendo una singolare riflessione sul paesaggio, David Casini (Montevarchi, 1973) si insinua nel piccolo, connotato e brutalista spazio della galleria CAR DRDE di Bologna trafiggendolo con dei pilastri in ferro, sui quali sono appese, come degli improbabili scrigni, delle teche in vetro che contengono micromondi dal sapore surrealista: fotografie, schermi del telefono, fogli di giornale, intarsi che simulano pavimenti, elementi scultorei creano, associati, degli acquari per oggetti, o “capsule del tempo” di rimando warholiano.
La parola Nirvana suggerisce scenari estatici, che in questo progetto sono però i luoghi del divertimento e dello svago notturno, discoteche che con i loro suoni-luci-ritmi trasportano in un altrove indefinito.
Insolito l’utilizzo che l’artista fa sia delle cornici sia dei supporti, immagini su carta da parati inscritte in dispositivi minerali dai contorni rudimentali.
‒ Claudia Santeroni