ADA cambia sede e diventa indipendente. L’intervista alla gallerista Carla Chiarchiaro

La galleria romana, nata da un progetto condiviso con Rolando Anselmi, si trasferisce a Trastevere, abbandonando lo spazio vicino a Villa Ada, da cui però prende il nome.

Nasceva a luglio 2017, da una antica amicizia tra Carla Chiarchiaro e Rolando Anselmi, ADA galleria “generazionale” dedicata alla promozione dei giovani artisti. Lo spazio trovava casa nella sede romana della Galleria Rolando Anselmi, in via Tor Fiorenza 18-20 (gemella dello spazio berlinese fondato nel 2011 nel Mitte), sviluppando il brand ADA in alternanza, con cadenza per lo più bimestrale. Ora la galleria lascia questa forma “ibrida” per andare ad abitare un nuovo spazio nel distretto di Trastevere, in Via dei Genovesi. A pochi passi da tante gallerie e da Frutta, dove Carla ha lavorato in passato. Prima mostra? Il Damerino di Giuseppe Abate. 

La nuova sede di ADA

La nuova sede di ADA

Perché avete deciso di cambiare spazio? ADA si rende indipendente o rimane collegata alla galleria Rolando Anselmi?
Era necessario dare una direzione maggiormente strutturata ad ADA, che necessitava di un proprio spazio e conseguentemente di una programmazione continua. Sono ufficialmente sola alla guida di ADA da settembre 2018.

Come e dove sarà il nuovo spazio? Che nuove possibilità offre?
Il nuovo spazio si trova in Via dei Genovesi 35, nel distretto di Trastevere. Si tratta di uno spazio al piano terra di un antico edificio, che conserva al suo interno alcuni elementi caratterizzanti, in particolare il soffitto a volte ed il pavimento a scacchi, oltre ad un peculiare vano sotterraneo che ci riserviamo di utilizzare in futuro. La sala espositiva è un quadrato irregolare che si apre su strada con una vetrina che lascia intravedere le mostre al suo interno. Ho cercato questo spazio tenendo a mente la necessità di lavorare su mostre site-specific, allestite in un’unica stanza, per la progettazione delle quali gli artisti dovranno necessariamente dialogare con lo spazio, al fine di offrire allo spettatore un’esperienza organica.

Come sarà “il nuovo corso” di ADA?
ADA sta proseguendo in tutto e per tutto la ricerca iniziata originariamente, non caso a partire da settembre 2018 ho deciso di rappresentare due degli artisti con cui avevamo stretto collaborazioni nella precedente stagione, ovvero Benni Bosetto e Luca De Leva. Abbiamo in programma una ricca selezione di mostre personali, oltre ad una collettiva a cura di una interessantissima firma internazionale durante la prossima stagione. Il focus di ADA continua ad essere preminentemente la ricerca sui giovani talenti italiani, ma posso già anticipare l’apertura alla collaborazione con artisti stranieri.

Avete scelto il distretto di Trastevere per la compresenza di tante gallerie romane?
Sì certamente, è fondamentale fare rete con le altre gallerie della città, oltre al fatto che la compresenza di tante gallerie in un unico distretto facilita l’accesso da parte dei visitatori consentendo quindi di registrare un maggior numero di visite. Oltre a questo ritengo che Trastevere sia un luogo incantevole…ma questo evidentemente non sono la sola a pensarlo!

Pensate di cominciare delle collaborazioni?
ADA è per sua natura aperta alle collaborazioni. Con il tempo mi piacerebbe sviluppare una sorta di programma parallelo a quello di mostre, di eventi one-day dalla forma molto libera…vedremo…

Inaugurate con una personale di Giuseppe Abate: mi racconti il progetto?
La mostra personale che inaugureremo l’8 febbraio si intitola Il Damerino e, sfruttando la peculiare pavimentazione a scacchi dello spazio di galleria, l’artista ha lavorato alla creazione di un ambiente che ricorda i salotti europei di fine ottocento. Luoghi ricchi di decorazioni e trofei coloniali, nei quali si consumavano amori e intrighi tra dame e damerini. Le opere che presenteremo appartengono a diversi nuclei, in particolare, una serie di ricami su tessuti indiani, realizzati dall’artista durante la residenza Guwahati Research Program in India, ed una serie di disegni di piccolo formato che, con tono ironico, fanno riferimento ad animali fantastici e scene di caccia. Aldilà di questo primo livello di lettura, Il Damerino, come emerge dal testo di accompagnamento, risulta però essere non soltanto un frivolo dandy, ma un subdolo conquistatore, avido di potere, la cui figura trova forte corrispondenza con le dinamiche che interessano la nostra attualità.

-Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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