L’attivismo culturale di X Contemporary. A Milano

X Contemporary, Milano ‒ fino al 10 febbraio 2019. Gli spazi gestiti a Milano dalla associazione culturale X Contemporary ospitano una mostra che parla di dialogo e comunità.

Entrare negli spazi gestiti dall’associazione culturale X Contemporary richiede di sapersi abbandonare alla stessa magia che sorprende i bambini entusiasti del tappeto di erba sintetica, della stanza tappezzata di colori, libri, musica, perfino del camaleonte che li osserva placido dall’alto della sua piantina.
Abbiamo iniziato a lavorare per questo progetto un anno fadichiarano Roberta Riccio e Carmine Agosto, fondatori dell’associazione ‒ “dopo aver partecipato e vinto il bando pubblico indetto nel 2017 dal Comune di Milano “Spazio alle Periferie”. Ci sono stati assegnati due locali in via Santa Teresa, nel quartiere Chiesa Rossa, Zona 5 di Milano. Così, risparmiando e mettendo insieme le risorse economiche e intellettive, abbiamo iniziato a inseguire X, un’idea di arte come progetto e come attivismo culturale”.
Fisicamente, X si divide in uno spazio coloratissimo e aperto, dedicato alla ricerca e all’incontro, e in un altro impostato come un white cube. Entrambi, come una membrana, si affacciano sia sulla strada sia sulla corte di case popolari che li ospita. Si instaura così, fin dal primo momento, un dialogo diretto con il mondo circostante, che diventa destinatario e interlocutore privilegiato della ricerca, delle idee e delle azioni portate avanti da X Contemporary. Sebbene, infatti, il progetto nasca in ambito accademico (NABA – Nuova Accademia di Belle Arti), il suo baricentro si posiziona immediatamente nello sguardo attento al valore comunitario e sociale che l’attività culturale porta con sé, nel valore dell’ascolto e del tempo che esso richiede, nel farsi archivio vivente di una memoria storica che rischia di perdersi ancora prima di formarsi.

Ritratto di Famiglia. Installation view at spazio X, Milano 2018

Ritratto di Famiglia. Installation view at spazio X, Milano 2018

LA MOSTRA

La prima mostra, Ritratto di famiglia, inaugurata il 13 dicembre, riflette con semplicità e fermezza le premesse teoriche che plasmano lo spazio. Un approccio curatoriale aperto, capace di mettersi in discussione, rompe gli schemi del white cube, introducendo una polifonia di voci di giovani artisti, operatori culturali e ricordi comuni.
Si incontrano così, senza gerarchie di sorta, visioni eterodosse del quartiere Chiesa Rossa, come quelle di Elena Perugi, che rielabora e risimbolizza il ritratto di una casa, di Clarissa Falco, che trasforma i punti di riferimento del quartiere in ricami a punto croce, e di Carmine Agosto, le cui cartoline parlano di una realtà fragile, lontana dalla notorietà eppure non più ignorabile. Alle riflessioni sul quartiere si aggiungono quelle riferite a una realtà più intima, indissolubilmente legata al vissuto dell’artista che si trasforma in narratore di storie. Come Benedetta Incerti, che replica in una performance il gioco infantile del salto con l’elastico, o Manuela Piccolo, che incide i contorni di fotografie di famiglia su pannelli di materiale termoplastico, trasformandole nei profili di catene montuose in cui i singoli elementi non possono più essere separati. Ancora: Atelier Colla del gruppo ENECE Film, che riesce a restituire l’incanto di una vita familiare costruita intorno all’arte dei burattinai, e l’opera performativa di Adriana Tomatis, che invita il pubblico a mangiare un dolce peruviano da lei preparato, espediente comunitario per ripercorrere una memoria storica e personale.

Roberta Riccio e Carmine Agosto all'interno di spazio X, Milano 2018

Roberta Riccio e Carmine Agosto all’interno di spazio X, Milano 2018

DENTRO LA FAMIGLIA

Opere diversissime, che portano il pubblico dentro narrazioni di famiglie nel senso più esteso del termine, gruppi sociali accomunati da una storia, da un sentimento, da un legame in continua riformulazione. Spezzando la formalità del white cube, trovano posto oggetti quotidiani, bambole, agende, biglietti della lotteria, che i “vicini di casa” hanno voluto donare allo spazio. Annunciati da stralci di carta da parati, i piccoli araldi di un’intimità non più raccontata ma vissuta formano una wunderkammer la cui magia risiede nell’aprire la possibilità a un altro ritmo. L’intera mostra si risignifica così dall’interno e si trasforma in un invito a rendere udibile e ascoltato ciò che, altrimenti, rimarrebbe invisibile, alla periferia dell’esistenza.
Scrive Diego Morgera, la cui ricerca storica introduce e apre Ritratto di Famiglia:
Con l’arrivo del 2000, i nuovi fenomeni migratori hanno iniziato a segnare una sorta di “nuova primavera” per questa zona periferica: gli anziani pensionati si avvicendano a nuove famiglie nord africane, indiane, sudamericane e del sud-est asiatico. Nuove storie stanno nascendo, intrecciandosi con le vecchie storie di lotta operaia e proletariato. Ma sono storie, queste, che ancora devono essere raccontate, o per meglio dire: raccolte. Si tratta infatti non di storie scritte su grandi documenti e conservate negli archivi, ma di storie che vivono tra le scale e i porticati di questi caseggiati. Storie orali, che attendono di essere salvate dall’oblio della memoria”.

Valentina Avanzini

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Valentina Avanzini

Valentina Avanzini

Valentina nasce a Parma nel 1995. Dopo la maturità classica si trasferisce a Pavia per studiare Lettere Moderne, laureandosi nel 2014 con una tesi su rito e performance nell’opera di Hermann Nitsch. Ora frequenta il master in Arti Visive e…

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