A.I. The Artist’s Table. Ad Altaroma va in scena il tavolo dell’arte.

Per la sedicesima edizione il progetto A.I. Artisanal Intelligence, curato da Clara Tosi Pamphili e Alessio de' Navasques, sceglie come sede la galleria Basement Roma nel quartiere Prati.

L’arte è racchiusa nelle mani. Quelle che con esperienza sul tavolo da lavoro hanno la capacità di creare. E fare. Parte da qui il progetto espositivo “A.I. The Artist’s Table” a cura di Clara Tosi Pamphili e Alessio de’ Navasques nel centro sperimentale Basement Roma, gestito dall’associazione CURA nel quartiere Prati, che per questa edizione di Altaroma, grazie anche al supporto dell’Accademia di Costume e Moda, si trasforma in un laboratorio. Nel luogo ideale dove si incontrano l’artista e l’artigiano, figure che si mescolano e si confondono come se fossero le due facce della stessa medaglia e che hanno come unico obiettivo finale la realizzazione manuale della loro opera.

TAVOLI DI MESTIERE

Il tavolo, in questa sedicesima edizione di “A.I. Artisanal Intelligence” è simbolicamente collegato all’attività che il mestiere stesso è in grado di generare. Riportando idealmente alla concezione empirica illuminista secondo cui la conoscenza altro non è se non il frutto di un’esperienza multisensoriale. Durante il calendario della kermesse, ogni giorno un maestro accoglie lo spettatore attorno al tavolo per dimostrare l’arte del suo saper fare. Il primo giorno c’è Andrea Anastasio, poi Paolo di Landro, infine Livia Crispolti e le Sorelle Antonini. “Il succo del laboratorio è cercare di capire che esistono delle modalità compositive che esulano dal pensiero e sono totalmente affidate ad un processo empirico e quindi ad un apprendimento tutto costruito attraverso la manualità sulla quale si ritorna con il pensiero solo in una fase successiva”, spiega Anastasio che è il maestro della ceramica, filosofo affascinato dall’arte concettuale e dall’architettura islamica, ma anche appassionato di design che disegna mobili per aziende italiane leader all’estero. Una ricerca, la sua, che si basa sulla manipolazione di oggetti e materiali di consumo dove significato e significante sono stratificati dando vita a nuovi linguaggi. “A.I. The Artist’s Table è il tavolo dove si fanno le cose e dove le cose si fanno con le mani. Si tratta di un lavoro molto fisico ed è un’accelerazione di Artisanal Intelligence. Insieme a quattro maestri si terranno dei workshop. Dalla ceramica a pezzi riciclati per fare abiti couture con oggetti anche assurdi. Il valore del progetto, realizzato da Basement Roma, in uno spazio in cui si fa molta ricerca, conta sulla fiducia di artisti internazionali come Ali Kazma presente con i suoi video”, confida la curatrice Clara Tosi Pamphili. Paolo di Landro crea la sua Officina Sartoriale chiamata “Il riscatto del capo” in cui regala con l’arte del riciclo una seconda vita alla moda già esistente o che ha il suo vissuto. Ama il brutto, da cui riesce a ricavare eleganza e raffinatezza giocando con quella che Andrea Branzi ha definito “una pratica di tecnologia povera”.

DESIGN E ARTIGIANATO

L’idea è quella di recuperare la dimensione primordiale e autentica del gesto attraverso artigiani e artisti molto diversi tra loro. Abbiamo deciso di realizzare l’esperimento A.I. The Artist’s Table nello spazio di CURA magazine che ha ospitato tantissime operazioni culturali che ci piacevano. In questo l’idea è rappresentata al meglio dall’opera dell’artista che sul piano emozionale ne è la sintesi”, sottolinea il co-curatore Alessio de’ Navasques. Ago e filo, tessuti e stoffe: Livia Crispolti è la maestra indiscussa da designer tessile formatasi nel comasco, poi a Firenze e al Textile Museum di Washington DC negli Stati Uniti. Il suo brand “Livia Crispolti tessuto a mano” recupera l’antica tradizione artigiana della filatura al telaio con creazioni uniche e originali, mentre fino al 2014 è stata curatrice dello spazio Vetrine Ripetta 130/133 dell’Archivio Crispolti Arte Contemporanea Roma indagando sugli intrecci del mondo del tessuto con quello artistico, che ne viene contaminato e viceversa. Salutano invece le scene dell’alta moda le Sorelle Antonini e la loro boutique, famosa per il “Pieghettato Artigianale”, chiude dopo 120 anni di attività. Il plissé geometrico dell’abito bianco svolazzante di Marilyn Monroe nel film “Quando la moglie è in vacanza” è frutto delle loro abilità manuali e sartoriali riconosciute dal firmamento del cinema e dai manuali di storia del costume. La loro è una lezione su una tecnica, già preziosa per le Sorelle Fontana e per i drappeggi di Madame Fernanda Gattinoni, destinata probabilmente a scomparire. L’idea del progetto, durante l’esposizione, viene esaltata dai due video “Crystal” e “Calligraphy” dell’artista turco Ali Kazma, che fanno parte della serie Resistance presentata per la prima volta alla 55esima Biennale di Venezia, inseriti nell’allestimento site specific grazie alla Galleria Francesca Minini di Milano.

L’INTERVENTO DI ALI KAZMA

Entrambe le proiezioni sono una fine dimostrazione del fare come propagazione della volontà di ogni essere umano. “Crystal” è stato girato in Francia, in una vetreria fondata nel 1584 che produce raffinati oggetti di lusso fatti di un materiale fragile che, plasmato, valorizza la necessità di controllo dei gesti. “Calligraphy” inquadra la mano di un calligrafo che scrive su un foglio bianco candido. Nel continuo sforzo personale dell’individuo di assicurare la propria continuità attraverso le azioni. Oltre lo spazio e il tempo per lasciare segni che diventano memoria collettiva come la scrittura o un oggetto di pregio. Ed è nel ricordo, per citare il filosofo francese Henri Bergson, che è possibile trovare il punto di incontro tra spirito e materia.

-Gustavo Marco P. Cipolla

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Gustavo Marco P. Cipolla

Classe 1984, calabrese di origini, romano di adozione, Gustavo Marco P. Cipolla è un cittadino del mondo. Ama viaggiare, quando gli è possibile, e confrontarsi con realtà e culture sempre differenti. Le sue esperienze formative e professionali sono diverse: dalla…

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