A Roma il nuovo Spazio Molini: si allarga sottoterra il Pastificio Cerere. Le immagini

La mostra d'esordio dell’artista romano Tommaso Fagioli ha inaugurato i locali dell’antico mulino della ex fabbrica di pasta con un percorso espositivo di tre opere sul tema del sacro. Ecco le immagini delle opere e dei nuovissimi spazi della Fondazione Pastificio Cerere

Ultimo giorno per la mostra che ha aperto per la prima volta al pubblico il nuovo Spazio Molini, situato nei sotterranei del Pastificio Cerere, il celebre hub creativo romano che ha contribuito in maniera sostanziale a fare del quartiere di San Lorenzo uno dei riferimenti del contemporaneo nella capitale da decenni a questa parte. Stiamo parlando di Dov’è il mio sacro?, personale d’esordio dell’artista romano Tommaso Fagioli (Roma, 1976) che ha costruito un percorso espositivo di tre progetti, ironicamente definite dall’autore “pop-ierofanie”, sotto il comune denominatore del sacro. Un tema ispirato proprio dal luogo recentemente recuperato dalla Fondazione Pastificio Cerere, a seguito dei lavori di risistemazione dell’antico mulino della ex fabbrica di pasta, di cui però non è stata decisa ancora la futura programmazione. “È una new entry della Fondazione Pastificio Cerere che non sappiamo ancora bene come sfruttare perché stiamo ancora provvedendo a ripulire i locali di circa 180 mq dai detriti e dai macchinari usati nell’antico mulino, rimasti ancora tali e quali dalla dismissione della fabbrica negli anni ‘70”, spiega ad Artribune il suo presidente Flavio Misciattelli. “Sarà, comunque, uno spazio sperimentale per giovani artisti, dove succederanno delle cose come azioni performative; ci saranno anche proiezioni e sculture. La prima mostra ufficiale partirà a marzo 2019”.

L’ESORDIO DOPO I 40 ANNI

Intanto è in corso il numero zero della programmazione del nuovo Spazio Molini, con la personale di Tommaso Fagioli. “Perché ‘fare l’artista’ ed esordire dopo i 40 anni? ho seguito strade anomale, studi accademici prolungati, incursioni in ambiti creativi, passatempi fotografici, impieghi giornalistici”, racconta ad Artribune l’artista, “procedendo in una spirale che anno dopo anno mi ha condotto al suo centro: ho iniziato a ‘fare arte’ tardi. Il contrario dell’enfant-prodige, una specie di prodige-agé, dove il prodigio è l’età: l’esperienza in più campi, l’incoscienza di cambiare totalmente direzione“. Il risultato si può vedere in questa mostra che affronta tre aspetti tradizionali del sacro – fede, invocazione, bellezza –  con media diversi come scultura, video e installazione.

IL PROGETTO

Al centro di tutto c’è una serie di 10 teschi “oracolari” di animali laccati in colori pastello e impreziositi da dettagli dorati, mentre completa il percorso una stampa 3D in cartone della Venere di Milo, sulla quale scorre una silente videoproiezione dal titolo La bellezza salverà il mondo. “Sono un divoratore compulsivo di immagini, passo ore e ore a vedere video assurdi su YouTube, e a volte ne trovo alcuni che hanno delle qualità straordinarie, cinematiche dire, ma che vanno persino oltre il cinema”, conclude l’artista. “Questo mi ha permesso di attingere dal mio archivio per montare questo video in cui parlo del cosiddetto male e bene del mondo, riscattati dalla bellezza della Venere. Da qui il titolo della video-installazione“. Ecco le immagini (Foto di Priscilla Benedetti).

-Claudia Giraud

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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