A Roma nasce CASTRO che offre spazi gratuiti agli artisti per lavorare. L’intervista

Dopo un periodo trascorso a Londra, l’artista romana Gaia Di Lorenzo ha scelto di tornare nella sua città natale e di fondare uno studio program per artisti e curatori. La nostra intervista.

Da oggi a Roma c’è un nuovo progetto per l’arte contemporanea. Si chiama CASTRO (Contemporary Art STudios ROma) e nasce per sostenere artisti, curatori e ricercatori sia italiani che stranieri. Lo spazio si trova a Trastevere e ogni anno ospiterà a rotazione fino a 5 artisti e 1 curatore sotto i 40 anni, selezionati da una giuria internazionale tramite un procedimento di application (aperto fino al 5 settembre), offrendo loro uno studio dove lavorare. Verranno organizzati tutorial, studio visit e workshop per i suoi residenti. E, parallelamente ci sarà un programma pubblico, aperto a tutti, con conferenze, tavole rotonde, presentazioni di progetti, seminari e screening, che coinvolgerà una comunità internazionale. Le attività fondamentali del progetto sono i cosiddetti CRITS: un’occasione di incontro tra gli artisti in studio da CASTRO, gli artisti che hanno lo studio a Roma, quelli di passaggio in città e quelli in residenza presso gli istituti stranieri. La giuria di quest’anno è formata da Michael Archer, Will Benedict, Barbara Casavecchia, Maria Adele Del Vecchio, Alberto Di Fabio, John O’Doherty; i nomi dei vincitori saranno annunciati a fine settembre, il programma avrà poi ufficialmente inizio i primi di novembre. Ne abbiamo parlato con l’ideatrice, l’artista romana Gaia Di Lorenzo

Come nasce l’idea di questo programma studio per artisti e curatori italiani e stranieri?
Lo Studio Program nasce dalla mia esigenza personale, come artista, di rientrare in Italia e lavorare in uno studio assieme ad altri artisti e curatori; esigenza condivisa da tanti altri artisti sia all’estero che a Roma. Mi sono laureata prima in Estetica alla Facoltà di Lettere di Roma, Tor Vergata e poi in Fine Arts alla Goldsmiths di Londra. Al termine degli studi universitari ho fatto domanda per uno studio space building, SET, che aveva circa 20 studi per artisti ed uno spazio progetto. Oltre alle mostre, lo spazio progetto ospitava anche vari tipi di eventi culturali aperti al pubblico quali presentazioni di libri, circoli di lettura, momenti di discussione e cineforum. Tra di noi artisti in studio c’erano molti momenti di scambio informali ed altri più formali (come all’università): i crits.

Castro Studio Program

Castro Studio Program

Quali sono stati i punti di partenza per la successiva apertura di uno spazio fisico per lo studio program?
Questo percorso di formazione mi ha suggerito spunti di riflessione riguardo metodi di apprendimento in generale e, nello specifico, sull’educazione all’arte contemporanea. Sono rientrata in Italia con un’idea in mente: aprire uno spazio fisico che rispondesse a esigenze mie personali di uno studio in un ambiente critico e, allo stesso tempo, alle esigenze non corrisposte del sistema dell’arte contemporanea a Roma, favorendo legami con il sistema internazionale. Alcune di queste esigenze sono ad esempio: la possibilità, per artisti emergenti, di lavorare senza l’obbligo di produzione, di sbagliare senza essere categorizzati, di comunicare tra loro sviluppando un senso critico aggiornato, di richiamare in patria artisti italiani costretti all’estero per mancanza di supporto.

Che differenza c’è tra uno Studio Program come il vostro e un Residency Program?
Lo studio program, come CASTRO,  offre, gratuitamente (o ad un prezzo conveniente), una serie di studi ad artisti e/o curatori per un periodo di tempo piuttosto ampio. Gli studios sono spesso inseriti all’interno di un programma di condivisione, facilitando dibattiti tra gli artisti in sede e non solo. Lo studio program promuove la condivisione con il pubblico tramite incontri informali quali studio visit od open studio day – di solito non tramite mostre. L’accento è sulla ricerca e non sul prodotto finito, cosicché l’artista o il curatore possa rimanere aperto e ricettivo alla realtà nella quale si va a inserire. In definitiva uno studio program si concentra sulla sperimentazione dell’artista e sul suo percorso e non sulla produzione di opere specifiche. Il residency program, invece, offre uno studio e anche un alloggio gratuitamente. Può durare da pochi giorni a diversi mesi, ma quasi sempre si conclude con una mostra aperta al pubblico. Questo porta gli artisti e i curatori interessati a produrre con un fine preciso e, spesso, ad arrivare con un’idea formata di quello che vogliono fare prima che il programma sia iniziato. Con CASTRO abbiamo scelto il formato dello Studio program perché orientati verso la costituzione di una comunità e la sperimentazione.

Dunque, non ci saranno mai mostre da Castro?
Sì, non ci saranno mai mostre da CASTRO. Questo perché mi sono resa conto che lavorare con una finalità produttiva è molto diverso dal lavorare per lavorare. Io stessa lavoro molto di più sotto la pressione della mostra, ma il risultato è diverso da quello di un momento di sperimentazione. L’uno non può funzionare senza l’altro. Spinti dalla necessità di vendere e di sopravvivere in un sistema non supportato dallo Stato, gli artisti in Italia e a Roma spesso perdono l’opportunità di sperimentare e di sbagliare. Questo conduce a un lavoro meno interessante o innovativo di quello che è potenzialmente. CASTRO mira a affrontare quest’insufficienza. Per questo non ci saranno mostre: per darsi la possibilità di sbagliare. Ci saranno invece CRITS: incontri della durata di un’intera giornata in cui una serie di artisti, sia residenti sia artisti esterni, presentano i loro lavori, finiti o in lavorazione, davanti a un pubblico di persone alle quali sarà richiesto di commentare e criticare i lavori. Credo, però, che anche la prospettiva di una mostra sia ugualmente necessaria. È per questo che in ogni momento ci sarà in studio anche un curatore o una curatrice. Sarà quest’ultimo/a ad ispirare mostre, trovare spazi e opportunità – se vorrà. È anche per questo che il progetto punta a sviluppare le relazioni con le gallerie romane che verranno a fare studio visit da CASTRO: perché anche da lì possono sbocciare future collaborazioni.

Chi sono le persone dietro al progetto? Come si sostiene?
Mi aiutano a portare avanti il progetto i miei due fratelli: l’Avv. Giorgia Di Lorenzo, che si occupa della parte legale, e il Dott. Antonio Di Lorenzo, che si occupa del management. Insieme abbiamo fondato l’Associazione no profit GIGANT, tramite la quale gestiamo CASTRO. L’Associazione si sostiene tramite erogazioni liberali sia di privati che di imprese. Ad ogni livello di supporto corrispondono determinati benefit: dal diritto di precedenza per la partecipazione ad eventi a numero chiuso, a colloqui/studio visit privati con gli artisti di CASTRO, fino alla costituzione di borse di studio a proprio nome e di un programma che risponda alle richieste del mecenate. Questo sistema, oltre a supportare economicamente il progetto, ha anche il fine di sviluppare un gusto per l’arte giovane in chi quotidianamente, come molti collezionisti, si occupa di altro ma vorrebbe avvicinarsi, in maniera guidata ma critica, all’arte contemporanea.

Ci raccontate come sono i vostri spazi?
Gli spazi che abbiamo trovato come sede per il progetto sono stati essi stessi fonte di ispirazione. I miei lavori sono quasi sempre modulati e ispirati dal contesto nel quale vengono mostrati e così, anche CASTRO è stato modulato sul sito. Si tratta di 300 mq in Piazza dei Ponziani, a Trastevere suddivisi su due livelli. Al piano terra c’è una sala conferenze dove si terranno gli eventi aperti al pubblico e i crits, l’ufficio amministrazione, il mio studio, lo studio curatore e uno degli studi degli artisti, una chiostrina e i servizi. Al piano seminterrato c’è un cortile esterno, un deposito, altri quattro studios, uno spazio polifunzionale che può essere adibito a camera oscura o shooting set per foto e video e altri servizi.

-Claudia Giraud

castroprojects.it

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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