Dialogano, ormai da tempo, pur mantenendo le peculiarità delle proprie ricerche individuali, confrontandosi costantemente sui propri percorsi. Niccolò De Napoli (Cosenza, 1986) e Michele Tiberio (Palermo, 1987), così come altri giovani artisti italiani della loro generazione, si stanno concentrando su una riflessione dedicata alla scultura, ai suoi statuti e alle sue radici intrinseche, indagando proprio forme e problematiche interne, connettendosi a esperienze storicizzate. Lo fanno lavorando sulla precarietà della materia, sulla sua permanenza all’interno di forme precostituite ma al contempo disponibili a una possibile apertura. Prendendo in prestito un elastico da fisioterapia (opta spesso per oggetti e materiali provenienti da altri mondi), tiene sospeso, in un equilibrio azzardato, una lastra in vetro che sfiora una parete: De Napoli si dedica così alla tensione della forma, mentre l’argilla sintetica che si frappone tra loro suggerisce forme possibili di costruzione della materia scultorea. Tiberio ha installato a Localedue una lapide di marmo rosa in equilibrio grazie a una fascia di alluminio che la piega al suo stesso peso sobbalzando ogni qualvolta si verifica un’interazione con il pubblico: all’attenzione del visitatore è legata la vita stessa dell’elemento plastico, condizionandone effettivamente la durata.
‒ Lorenzo Madaro