Distorcere lo spazio, suggerire lo scorrere del tempo: Monika Grzymala (Zabre, 1970) costruisce installazioni con il solo uso di rotoli di nastro adesivo nero o bianco argentato; metri su metri di nastro che si librano fra le pareti, disegnano traiettorie ardite e sinuose, quasi la trasposizione su tre dimensioni di un quadro raggista o costruttivista.
Nella sala opposta, opere su carta giapponese le cui strisce in rilievo sono ottenute con un laborioso processo manuale; la delicatezza della carta rimanda all’idea della caducità, e quindi al tempo che scorre sui corpi e sugli oggetti. Anello di congiunzione della mostra, una sala centrale con installazioni in nastro bianco argentato (colore che nasce dal bianco e dal nero) che, riflettendo la luce delle differenti ore del giorno, marca di nuovo lo scorrere del tempo, e si proietta nello spazio. Con leggerezza e minimalismo formale, Grzymala s’interroga sul disorientamento dell’individuo contemporaneo.
‒ Niccolò Lucarelli