Nan Goldin occupa il MET di New York per protesta contro l’uso dei farmaci oppiacei

Nan Goldin, insieme ad un gruppo di attivisti, ha occupato un'ala del Metropolitan di New York per protesta contro le case farmaceutiche e l'uso indiscriminato di oppiacei.

Lo scorso gennaio Nan Goldin (Washington, 1953) ha dichiarato, in una lunga lettera pubblicata da Artforum, la sua dipendenza da OxyContin, un oppiaceo potentissimo utilizzato spesso nel trattamento del dolore nelle malattie oncologiche. Una testimonianza fortissima quella dell’artista che ha confessato di essere stata più volte sul punto di morire a causa dell’abuso da farmaco. Dopo una riabilitazione durata oltre un anno, Nan Goldin ha deciso di impegnarsi pubblicamente per far conoscere le conseguenze da uso prolungato di OxyContin e di combattere con ogni mezzo possibile chi lo produce. Nan Goldin, alla guida del movimento P.A.I.N. (Prescription Addiction Intervention Now) da lei fondato per combattere la diffusione dell’OxyContin, ha organizzato un sit-in di protesta contro la casa farmaceutica che produce il farmaco, la Purdue Pharma, al Metropolitan Museum of Art di New York, che ha nella famiglia Sackler, a capo dell’industria farmaceutica, uno dei suoi massimi sostenitori.

LA PROTESTA

Decine di attivisti di P.A.I.N. si sono radunati davanti al Tempio di Dendur, un antico tempio egizio ricostruito al Metropolitan nel 1978, che si trova nell’ala nord del museo conosciuta appunto come l’Ala Sackler, per protestare contro la famiglia Sackler e la loro casa farmaceutica. La sala è stata ricoperta di striscioni e decine di bottigliette di pillole vuote sono state lanciate al centro del Tempio di Dendur, mentre gli attivisti erano sdraiati a terra fingendo di essere morti. L’azione è stata guidata da Nan Goldin, che ha un vasto seguito sui social, ed è riuscita a richiamare l’attenzione di centinaia di persone. Nel corso del sit-in di protesta, l’artista ha letto le statistiche relative alle morti da oppiacei che sono in forte aumento negli Stati Uniti.

IL RUOLO DEL METROPOLITAN

Non è un caso che la Goldin abbia scelto proprio il Metropolitan per la sua prima protesta pubblica contro la casa farmaceutica che produce OxyContin. L’ala nord del museo è stata finanziata dai tre fratelli Sackler – Arthur, Mortimer e Raymond – fondatori della Purdue Pharma, che produce Oxycontin, i cui eredi sono oggi riconosciuti come filantropi e mecenati. Tutti soldi che, secondo la Goldin, vengono investiti in arte per ripulire la propria immagine di “produttori legali di droga”. In seguito alla lettera pubblicata su Artforum, corredata da una serie di immagini fotografiche realizzate dalla Goldin negli ultimi anni, l’artista ha lanciato una petizione online per chiedere alla famiglia Sackler di investire il proprio denaro non in arte ma per finanziare azioni a sostegno dell’educazione al trattamento e per la cura alla dipendenza. La petizione ha raccolto oltre 35.000 firme in soli due mesi, trovando anche il sostegno di artisti, come Ryan McNamara e Jeremy Deller.

Nan Goldin, My Room In Halfway House, Belmont 1983

Nan Goldin, My Room In Halfway House, Belmont 1983

LA PROTESTA ENTRA NEL MUSEO ANCHE A PARIGI

Quello della Goldin non è l’unico caso di manifestazione di protesta all’interno di un museo registrato negli ultimi giorni. Dall’altra parte dell’oceano, a Parigi, un gruppo di militanti ambientalisti dell’ONG 350.org ha inscenato un sit-in di protesta in una delle sale più frequentate del Louvre, quella in cui è conservata la Zattera della Medusa di Théodore Géricault, per protestare contro il colosso petrolifero Total, tra i maggiori finanziatori del museo. Anche in questo caso, diversi attivisti, completamente vestiti di nero, si sono sdraiati a terra fingendo di essere morti. I visitatori sono stati evacuati in altre stanze, mentre i manifestanti hanno proseguito la loro protesta in memoria delle vittime delle “attività petrolifere” per circa due ore prima di allontanarsi spontaneamente dal museo.

I PRECEDENTI

Non è la prima volta che l’organizzazione 350.org organizza forme di protesta contro la società petrolifera all’interno del Louvre. Un anno fa, trenta attivisti hanno posato un tappeto nero ai piedi della Nike di Samotracia, per formare un fiume di petrolio simbolico e denunciare l’inquinamento delle acque a causa del petrolio. Pochi mesi dopo, nelle fontane all’aperto è stata versata una tintura nera, “100% naturale” secondo i manifestanti. Tutte queste proteste hanno la finalità di chiedere al Louvre di interrompere la sua partnership ventennale con la Total Foundation, in nome della lotta per la tutela dell’ambiente.

– Mariacristina Ferraioli

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Mariacristina Ferraioli

Mariacristina Ferraioli

Mariacristina Ferraioli è giornalista, curatrice e critico d’arte. Dopo la laurea in Lettere Moderne con indirizzo Storia dell’Arte, si è trasferita a Parigi per seguire corsi di letteratura, filosofia e storia dell’arte presso la Sorbonne (Paris I e Paris 3).…

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