Finalmente un artista italiano per la Galleria Mario Iannelli, tra le più interessanti della Capitale. Si tratta di Dario D’Aronco (Roma, 1980; vive a Rotterdam), attivo soprattutto in Olanda. D’Aronco merita attenzione. La sua vena cosmico-concettuale lo lancia in territori meno battuti di quanto si pensi, nel solco della grande lezione di Gino De Dominicis, con vista sul distopico d’oggi. Delle opere in mostra intriga in particolare una scultura, in cui una sottile asta (chi non ricorda quella della Calamita cosmica?) fa tutt’uno con una riproduzione dell’ipotalamo. L’ipotalamo, bios dei nostri processi decisionali, è uno straniante “oggetto” insieme alieno e primigenio. Lo è pure l’ammonite, che è un fossile – un tempo considerato riconducibile a un serpente ancestrale – talmente ritorto da apparire indivisibile. Al cospetto di essi c’è il nostro corpo esteriore (volto, mani), “perfezionabile” in senso simmetrico per mezzo di un semplice software.
‒ Pericle Guaglianone