La linea contemporanea dell’arte in Cile è segnata da una concentrazione e riflessività che la distinguono nel panorama sudamericano circostante, spesso con la combinazione di strumenti espressivi diversi messi al servizio di indagini storico-antropologiche di forte impatto narrativo. Anche a tralasciare la lezione di un maestro come Alfredo Jaar, il nome del più giovane Rodrigo Valenzuela torna in questo senso presto in mente.
Esemplare, nel solco di tale linea, è anche Patrick Hamilton (Lovanio, 1974; vive a Santiago del Cile). Alla sua prima personale in Italia, l’artista ha allestito un’installazione sottile nei mezzi quanto potente per temi e suggestioni. Intorno alla storia dell’oro nazista che, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, sarebbe arrivato in Sud America sotto forma di componenti di trattori (ora in corso di recupero da parte di misteriosi acquirenti tedeschi), Hamilton combina disegni, fotografie, video e tecniche miste per allestire una camera della memoria e dell’invenzione. In questa cornice il racconto tenta i limiti della finzione e del plausibile, lasciando al visitatore l’inquietudine del verosimile.
‒ Luca Arnaudo