La mostra di Barbara Fragogna (Venezia, 1975), concepita come una critica ironica, materica e intellettuale al patinato mondo dell’arte contemporanea e alle convenzioni sociali che regolano questo piccolo grande ambiente, ruota attorno alla tematica del fallimento creativo della pratica artistica. Il lavoro della Fragogna, che coinvolge le arti visive, la scrittura e le installazioni, è sviscerato principalmente attraverso la pratica pittorica e grafica, dalla quale emerge con forza una decisa componente di matrice informale che conduce lo spettatore a un confronto introspettivo con l’opera figurativa. In alcuni dipinti notiamo delle vere e proprie sezioni di masse di colore adagiate su fondo nero, in un altro, invece, osserviamo la fitta trama cromatica, che affascina per l’illusione prospettica, celare un volto umano o, come scrive l’autrice nel sarcastico comunicato-manifesto stampa, la rappresentazione del “Nano Interiore”, ovvero: “ In filorosolia e in psicopomatica il concetto di Nano Interiore è spesso evocato per rappresentare il delirio di disperazione ossia la palpebra bassa del contorsionismo del Sé in chiave pessiottimistica con picchi ironici e tragici”.
‒ Giuseppe Amedeo Arnesano