Suggestioni antiche si sprigionano dai cartoni di Mimmo Paladino (Paduli, 1948), opere dal sapore fragile che sembrerebbero concepite per altrettanti affreschi, studi sintetici ma raffinati di particolari anatomici, figure geometriche, elementi architettonici, nel recupero di una tradizione che da Giotto arriva fino a Giambattista Tiepolo. Ma agli antichismi l’artista affianca elementi stilistici che guardano al Novecento, come le campiture di colore che ricordano Mark Rothko o le atmosfere oniriche già apprezzate in Marc Chagall. L’arcaico e il surreale s’incontrano in un universo senza tempo, che è luogo di confronto per linguaggi artistici, ma soprattutto l’infinita regione dove l’uomo può, per contrasto, misurare i propri limiti e, da quella periferia di cosmo in cui lo ha relegato la teoria copernicana, apprezzare l’importanza del Mito e dell’idea come elementi fondativi del pensiero.
– Niccolò Lucarelli