È sempre più Los Angeles la mecca dell’arte. Lo dice anche Scott Campbell, artista e tatuatore

Campbell lascia New York per trasferirsi in California, dove apre un coworking del tatuaggio, un luxury brand dedicato alla cannabis, e continua l’attività di artista. L’alternativa, spiega, è fare comunità.

Lui si chiama Scott Campbell. È nato a New Orleans nel 1976, ha studi di biochimica in Texas alle spalle, presto abbandonati per trasferirsi a San Francisco e diventare un tattoo designer alla Picture Machine, dove diventa in breve tempo uno degli artisti più amati e pagati da star come il mai troppo compianto Heath Leadger o l’ex signora Cobain, Courtney Love, Jennifer Aniston, Johnny Depp. Collabora con Marc Jacobs e Louis Vuitton, sconfina nell’arte contemporanea e diventa artista visivo, non abbandonando la propria indole di tatuatore, riportando invece la propria estetica nelle opere oggettuali che realizza, collaborando con Jeffrey Deitch, con Depart Foundation e molte altre istituzioni e appuntamenti a Londra e a Istanbul (in Italia con la galleria The Flat a Milano). Nel 2000 si trasferisce nella Grande Mela, ma l’amore non scatta.

LEAVING NEW YORK

Oggi l’artista decide di trasferirsi a Los Angeles dove apre lo studio di tatuaggi e il luxury brand dedicato alla cannabis Beboe, nome ispirato alla nonna di Scott che cucinava i brownies alla marijuana quando la madre era ammalata di cancro. “New York” ha spiegato al Los Angeles Time “ha respinto la comunità degli ‘strambi’, degli artisti, dei creativi. Lì la gente compra arte per investimento e poi la chiude nei magazzini, a Los Angeles le persone appendono le opere al muro. E danno loro una vita”. È finita dunque in maniera irrecuperabile l’epoca del Village, degli All Tomorrow’s parties, della New York sperimentale raccontata implicitamente da Truman Capote in Colazione da Tiffany? La risposta si perde nel vento ed è frutto di una percezione personale, ma per Campbell l’alternativa è costruire una visione condivisa.
Il negozio di L.A. funzionerà, infatti, come uno spazio di co-working: gli artisti tatuatori pagheranno l’affitto, ma introiteranno i loro guadagni. La fuga da New York, dove comunque resta aperto il negozio Saved Tatoo, ha l’obiettivo di creare una comunità di artisti che si ispirino l’uno con l’altro e per guests che vogliono anche saltuariamente partecipare alla partita.

LA LOS ANGELES DELL’ARTE

Se anche crediamo che New York sia ancora la capitale incontrastata mondiale dell’arte contemporanea, sono, in effetti, sempre di più le iniziative e le nuove istituzioni dedicate all’arte che aprono a Los Angeles, spesso con uno sguardo multidisciplinare. Da there-there, la nuova società di produzione e spazio espositivo a East Hollywood, a metà tra la piattaforma curatoriale, il centro di produzione e consulenza con l’obiettivo di realizzare mostre, film, edizioni, nuove produzioni artistiche, come raccontava Daniele Perra sulle nostre colonne qualche mese fa. E c’è anche la Marciano Art Foundation, creata dai fratelli del marchio guess, un ex tempio adibito a riti massonici scozzesi vicino a Koreatown, acquistato per 8 milioni di dollari, che va dunque ad aggiungersi alla grande quantità di musei di LA, già arricchita nel 2016 dal faraonico Broad Museum. Ma in autunno aprirà anche l’ICA – Institute of Contemporary Art, ex Santa Monica Museum of Art, andando a collocarsi in uno spazio, al 1717 di East Seventh Street, progettato su 4000 mq da Kulapat Yantrasast dello studio di architettura wHY, con l’immagine coordinata realizzata dall’artista Mark Bradford, che ha rappresentato gli States alla Biennale di Venezia.

– Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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