Futurdome. Un museo che si abita

Lo definiscono “un progetto di housing museale dedicato all’arte contemporanea”. Cosa significa ce lo siamo fatti spiegare da chi FuturDome se l’è inventato. Intanto in questi giorni, nelle sale del palazzo in Porta Venezia, è allestita la mostra Outer Space.

FuturDome, a Milano, a qualche centinaio di metri da Corso Buenos Aires, è un progetto di housing museale dedicato all’arte contemporanea. Esperimento pilota per il recupero del patrimonio edilizio esistente che coniuga restauro conservativo, soluzioni tecnologiche d’avanguardia e interventi artistici. Connettendo autori, artisti e aziende in un percorso progettuale inedito.

L’EDIFICIO E IL RESTAURO

Il processo di restauro di via Giovanni Paisiello 6 non prevede solo un progetto di riqualificazione di un edificio storico, ma rappresenta anche la trasformazione di un palazzo in un condominio aperto, volto all’avanguardia architettonica ed estetica. L’edificio sta per rivelarsi un immobile dalle molteplici chiavi di lettura: dall’architettura all’arte, dalla moderna funzionalità al comfort abitativo, e coniuga gli spazi storici con l’arte pubblica, con installazioni, elementi scultorei e ambientazioni fruibili dalla cittadinanza.
Il palazzo Liberty è un luogo storico, in cui gli ultimi futuristi usavano incontrarsi negli Anni Quaranta. Ora si chiama FuturDome ed è concepito da ISISUF – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo, con la direzione artistica di Atto Belloli Ardessi. Lo stabile ospiterà una programmazione dedicata all’arte contemporanea, durante la quale i futuri spazi residenziali convivranno con eventi organizzati nelle parti comuni, o anche direttamente negli appartamenti privati.
FuturDome è una semplice dimostrazione di come l’abitare rappresenti una successione di letture dello spazio che alternano rivestimenti eleganti a preziose soluzioni artistiche. Compartimenti sperimentali e opere escluse dall’obbligo della funzionalità si fondono nella vita di tutti i giorni come fonti uniche di meditazione.

STORIA DI FUTURDOME

FuturDome nasce da un progetto di riqualificazione che ha impiegato quasi dodici anni per risalire alle proprie origini, all’eleganza intatta del 1913. La storia dell’edificio non era più nemmeno lontanamente trasmissibile e non rappresentava una priorità. Grazie al supporto di aziende all’avanguardia nel settore edilizio come Knauf e di un esperto restauratore come Eros Zanotti, sono stati mappati tutti i decori, sanate parti in decadimento e valutati interventi che rendessero l’edificio splendido, ma non dotato di una complessità artificiale, apposta. Qualsiasi dettaglio è sempre lavorato nel grande rispetto dell’impianto architettonico, del registro storico e dell’insieme decorativo, per poterlo tornare a mostrare così come appariva durante gli Anni Quaranta. Quando i futuristi dell’ultima generazione si riunivano per sperimentare, per trovarsi, per conoscersi e per progettare interventi che sono poi convogliati, nel 1959, nella fondazione dell’Isisuf e nelle sperimentazioni della Poesia Visuale, della Poesia Concreta, dell’Arte Cinetica.

Le Dictateur at FuturDome, Milano

Le Dictateur at FuturDome, Milano

IL PRESENTE IN PORTA VENEZIA

In FuturDome ha appena preso vita la terza esperienza espositiva, a un anno esatto di distanza da Imitatio Christies #partoftheprocess7 (8 aprile 2016), curato da Zero…, e a qualche mese dalla chiusura di The Habit of a Foreign Sky (29 settembre – 17 dicembre 2016). Fin dagli inizi di questa riapertura si è voluto immaginare, o meglio, stabilire l’edificio come un luogo all’interno del quale non solo ogni singolarità artistica fosse in grado di trovare il proprio spazio espressivo, ma che qui potessero confluire collettività, comunità.
Siamo alla ricerca di emersioni, di legami visibili tra arte, cinema, grafica, fotografia, architettura, video, performance e anche design”, sostiene il suo direttore Atto Belloli Ardessi. Grazie alla loro conformazione, gli appartamenti di FuturDome permettono di ritrovare un’unità mantenendo intatte le difformità che caratterizzano ambiti di ricerca distinti, in rapporto tra loro ma uniformemente singolari. Nell’arte contemporanea, spesso, le comunità disperse sono giacimenti della memoria del futuro, incarnano il nostro territorio mentale, identificandosi con l’antologia di sensibilità dalla quale il sistema dell’arte, composto da mercato e istituzioni, attinge sempre energie ulteriori.

LE DICTATEUR È APERTO

Le Dictateur è tra i più dinamici protagonisti della nuova scena indipendente dell’arte italiana. È stato fondato nel 2006 come progetto editoriale a cui hanno preso parte, con lavori inediti, i più grandi artisti della scena nazionale e internazionale. Le Dictateur è stato selezionato dal MoMA di New York nella mostra Millennium Magazine ed è stato tra gli spazi invitati da Cattelan/Gioni/Alemani a No Soul for Sale, la mostra che si è svolta nella Turbine Hall della Tate Modern per celebrare i più importanti spazi indipendenti della scena internazionale.
In FuturDome, Teho Teardo ha creato una colonna sonora densa e ipnotica”, ha dichiarato Stefania Siani, fondatrice, assieme a Federico Pepe, di Le Dictateur. “Nell’ascoltarlo, centinaia di persone hanno bloccato il traffico di un’intera via. Federico mi ha raccontato la prima volta l’idea per il quinto video alcuni mesi fa. Ha chiesto di capire come fare a girare nel parco archeologico di Paestum. Voleva un luogo che avesse a che fare con l’origine dell’universo, un luogo all’origine dei nostri pensieri e dei nostri archetipi. Dentro immaginava di girare la storia di un filosofo [interpretato da Jacopo Benassi, N.d.R.] rappresentato non solo nella sua tensione a porsi domande universali, ma focalizzandosi anche sui suoi aspetti istintuali e animali. Poi la musica di Teho sottolinea bene la pluridimensionalità di questa rappresentazione. A partire dalla seconda settimana di febbraio, Le Dictateur, per la prima volta nel suo percorso ultradecennale, risiede in via Giovanni Paisiello.

Outer Space at FuturDome

Outer Space at FuturDome

OUTER SPACE

Negli appartamenti a piano terra e al piano -1 di FuturDome, dieci spazi indipendenti italiani di ultima generazione, decontestualizzati rispetto alle sedi che li hanno fondati e visti crescere, esprimono la forza e la solidità delle loro incursioni nel futuro dell’arte. Dal 27 marzo al 15 aprile Outer Space si propone ai pubblici internazionali che attraversano Milano come tramite e materia di un’esplorazione. Spazio di scoperta, sperimentazione e ricerca sull’arte contemporanea approfondito attraverso nove progetti inediti, proposti da dieci fra i più attivi project space in Italia, riuniti all’interno di FuturDome.
Il progetto è stato anticipato e accompagnato da una campagna di crowdfunding in collaborazione con la piattaforma beartonline.com, intesa come ulteriore occasione di condivisione e avvicinamento tra il pubblico e questo universo, la cui espansione è legata per definizione a forme di sostenibilità diverse da quelle del mercato tout court. Tra i benefit offerti, oltre a diverse occasioni per vivere esperienze speciali all’interno dello spazio, anche la possibilità di appropriarsi di un esemplare delle preziose formelle dei primi del Novecento che costituivano la pavimentazione originale di FuturDome.
Outer Space è a cura di Ginevra Bria con la direzione artistica di Atto Belloli Ardessi. I project space invitati aderiscono a diversi modelli esistenti di spazio indipendente: Almanac (Torino), Current (Milano), Gelateria Sogni di Ghiaccio (Bologna), Le Dictateur (già interno a FuturDome), Mega (Milano), Site Specific (Scicli), T-space (Milano), Tile Project Space (Milano), Treti Galaxie (Torino) e Ultrastudio (Pescara).
Oltre ai curatorial tour offerti ai visitatori, per avvicinare gli artisti proposti e i diversi project space anche a un pubblico di collezionisti già affermato, o in via di crescita, Diego Bergamaschi – collection specialist riconosciuto proprio per la sua grande attenzione al panorama degli artist-run e curator-run space italiani – cura gli Special visiting tour, una serie di visite guidate su invito che si svolgeranno in occasione delle giornate di miart. Inoltre ATZ – Agreements To Zinedine custodisce i saperi e l’accoglienza di Outer Space, curando un ambiente interattivo, ideato per un appartamento del palazzo.

Ginevra Bria

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #36

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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