L’Albergo Diurno Venezia raccontato da Flavio Favelli

Albergo Diurno Venezia, Milano – fino al 14 maggio 2017. Il progetto site specific di Flavio Favelli per l’Albergo Diurno ne ripercorre la storia con un intervento minimo ma convincente. Sculture e installazioni luminose evocano nascita e declino del microcosmo ipogeo dedicato alla cura del corpo.

Se l’Albergo Diurno Venezia fosse uno strumento musicale, nelle mani di Flavio Favelli (Firenze, 1967) avrebbe il suono delicato dell’arpa. Ne tocca le corde con rispetto, si perde nell’archivio fotografico. Riscopre e restituisce al salone centrale i volumi di quelle isole-divanetto protagoniste, dai secondi Anni Venti del Novecento, dei momenti di attesa fra una manicure e un “barba e capelli”. Nascono così quattro interventi scultorei, filologici nel gusto ma al contempo artificiali e nonsense: frammenti di pianoforti assemblati con mattonelle di graniglia che ricordano la silhouette di scale senza destinazione.
Lasciato questo spazio metafisico, la musica diventa pop. La sovrapposizione di insegne luminose, quelle dei bancomat, dei caffè e delle pompe di benzina conduce agli Anni ’80, in cui il Diurno ha vissuto gli ultimi momenti di gloria. Perché anche la cultura trash e “l’arte di arrangiarsi all’italiana”, citando Favelli, nascondono una poesia.

Silvia Somaschini

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Silvia Somaschini

Silvia Somaschini

Laureata in Storia e Critica dell’Arte all’Università degli Studi di Milano con una tesi sull’architettura nell’opera di Giorgio de Chirico, da anni coniuga la sua passione per il Novecento all’interesse per l’arte contemporanea, collaborando con diversi collezionisti come curatrice e…

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