Viaggiatori francesi. Cinque outsider a Genova

M&M Menesini & Moldovan Gallery, Genova – fino al 14 maggio 2017. Cinque artisti autodidatti narrano di situazioni e altri luoghi dell’immaginario. Dirette e spontanee, le loro opere indagano le profondità della mente, zone ancora tutte da scoprire, anche dal mercato dell’arte.

I labirinti dell’immaginario si possono affrontare in diversi modi. L’arte si presta perfettamente a farlo e quella figurativa esalta sul foglio o sulla tela il segno potente dei gangli della mente. Gli artisti genericamente Outsider, il cui ambito – allargato rispetto a quello dell’Art Brut di dubuffetiana memoria – comprende anche gli autodidatti, tendono a raccontarsi così. In una sorta di horror vacui, in cui riversano il loro io profondo e straboccante, paiono comunicare, talvolta, una dimensione e un “sistema nervoso” trascendente.
I cinque “viaggiatori francesi” in mostra non sono arrivati fisicamente a Genova, ma le opere in galleria parlano forte per loro. Tre di loro espongono per la prima volta in Italia, ma tutti sono destinati a essere (ri)conosciuti per il loro talento.

Evelyne Postic, Les points serres

Evelyne Postic, Les points serres

GLI ARTISTI

David Abisror (Parigi, 1957), dopo aver vissuto un’infanzia traumatica, inizia a dipingere e disegnare, viaggiando anche in India e Tibet finché, finalmente, riesce a esorcizzare i suoi sentimenti più intimi attraverso l’uso della matita, i cui tratti, con estrema precisione, riempiono le opere di trecce di capelli femminili, occhi e silhouette buddiste.
Izabella Ortiz (L’Hay-les-Roses, 1964), figlia di padre franco-colombiano e di madre australiana, disegna e dipinge nei modi di quella che lei definisce una peinture métissée, seguendo una scrittura automatica frenetica, ripetitiva e fluida allo stesso tempo, senza disegno preparatorio, e creando immagini isomorfiche di grande fascino, onde sinusoidali e composizioni molecolari a spirale. Evelyne Postic (nata Mazaloubaud, Lione,1951) evade dai suoi problemi grazie a carta e pastelli, con i quali, dal 1985, inventa un mondo parallelo, dove analizza l’evoluzione della specie e dove le forme viventi umane, animali e vegetali, rappresentate graficamente e con linee flessuose, si adattano all’ambiente.
Philippe Azema (Francia, 1956) fa il contadino nella campagna meridionale francese dove, servendosi anche di un rasoio e di bastoncini appuntiti, disegna e dipinge, su carta e vecchi lenzuoli, uomini e animali neri su sfondi gialli e arancioni, stilizzandoli alla maniera dell’arte rupestre e preistorica e ispirandosi a leggende come La bête du Gévaudan. Jean-Pierre Nadau (Melun, 1963) vive sulle Alpi francesi e, dal 1987, traccia a inchiostro di china, con il famoso pennino metallico sergent-major, un suo universo barocco e caotico, una sorta di paesaggio interiore, in cui l’uomo è raffigurato tra spirali serpentine in una dimensione beffarda e tragica.

Nadau, Senza titolo. Photo Linda Kaiser

Nadau, Senza titolo. Photo Linda Kaiser

IL GALLERISTA

Rappresenta questi artisti François Vertadier, il fondatore della Galerie Polysémie di Marsiglia, nella quale, fino al 6 maggio, ha aperto, a sua volta in collaborazione con la Galleria M&M di Genova, la mostra collettiva Les labyrinthes de l’imaginaire. Les outsiders italiens aujourd’hui: Stefano Codega, Davide Cicolani, Andrea Bolzoni, Germana Dragna, Umberto Gervasi, Giovanni Galli, Kikko, Fabio Negri, Maurizio Zappon.
Nato a Poitiers nel 1947 e divenuto collezionista di arte contemporanea, Vertadier spiega le ragioni della sua concentrazione recente sull’arte Outsider. “Ho aperto la galleria a Marsiglia, nel quartiere più antico della città, nel 2013, dopo essere andato in pensione”, racconta, “e l’ho chiamata Polysémie, proprio perché un solo senso non ha alcun senso”. Oggi, occuparsi di art brut, art hors les normes, art singulier, art mediumnique, neuve invention, secondo i termini usati in Francia, ha per lui almeno due forti motivazioni. “Innanzitutto, desideravo connettermi con il gallery business, pur nel futuro incerto del fai-da-te dovuto alla diffusione di internet tra i collezionisti, per cui ho pensato che l’unica soluzione per una galleria fosse quella di essere specializzata e operare curando i rapporti con i suoi frequentatori. In secondo luogo”, continua, “mi piace lavorare con artisti diversi, non alla moda e non promossi dalle istituzioni: artisti spontanei, autenticamente liberi di esprimersi senza mediazioni o norme dettate dalla cultura ufficiale, autodidatti che diano sfogo al proprio inconscio”.
La gente capisce e risponde alla chiamata dell’arte originaria? “I miei collezionisti sono internazionali e cercano prevalentemente artisti francesi. Io presento sei mostre all’anno; ho partnership, oltre che con la galleria di Genova, anche con Mosca; inoltre ho partecipato a tutte e quattro le edizioni dell’Outsider Art Fair di Parigi e a due di quella di New York. Comunque sì”, afferma, “avverto l’esigenza diffusa, sebbene sia un movimento lento, di risalire alla sorgente dell’arte pura e senza limiti, l’unica che abbia davvero senso nel mondo attuale”.

Linda Kaiser

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Linda Kaiser

Linda Kaiser

Linda Kaiser (Genova, 1963) è laureata in Storia della critica d’arte all’Università di Genova, dottore di ricerca in Storia e critica dei beni artistici e ambientali all’Università di Milano, specializzata in Storia dell’arte contemporanea alla Scuola di Specializzazione in storia…

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