Simone Monsi a Piacenza. La radicalità di quel che resta

Placentia Arte – fino al 5 marzo 2017. Un tappeto di palloncini viola, sul pavimento, si muove a ogni passo. La sublimazione di un trasloco declina alcuni oggetti quotidiani in analogie di un nomadismo radicalizzato. Un ritratto del sé compiuto come atto di un’anarchia simbolica, attraversato dalla ricerca di una domesticità virtuale.

La prima personale di Simone Monsi (Piacenza, 1988) è costellata di oggetti d’uso comune, cose che escludono il peso specifico del risiedere, rivelandone molte misure. Spero che questo trasloco sia l’ultimo converte la leggerezza di ogni spostamento nella radicalità del suo opposto, escludendo a priori la presenza egemonica di gerarchie di simboli. You Look Like This Guy I Know, invece, come fonte di codici spensierati, predispone a terra decine di palloncini viola, decorati con emoticon sorridenti e dotati di apparente motu proprio non appena li si avvicina. Gli ultrasmile dilagano, i loro sorrisi mi abbagliano suggerisce l’artista piacentino, in un racconto a introduzione del proprio lavoro. La mostra personale stabilisce un patto narrativo indiziale con il visitatore, come nella galleria di ritratti Your Fan Club Can’t Save You, dove il linguaggio di un’urgenza svela creature nate da quel che resta agli angoli degli occhi.

Ginevra Bria

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

Scopri di più