La prima personale di Simone Monsi (Piacenza, 1988) è costellata di oggetti d’uso comune, cose che escludono il peso specifico del risiedere, rivelandone molte misure. Spero che questo trasloco sia l’ultimo converte la leggerezza di ogni spostamento nella radicalità del suo opposto, escludendo a priori la presenza egemonica di gerarchie di simboli. You Look Like This Guy I Know, invece, come fonte di codici spensierati, predispone a terra decine di palloncini viola, decorati con emoticon sorridenti e dotati di apparente motu proprio non appena li si avvicina. Gli ultrasmile dilagano, i loro sorrisi mi abbagliano suggerisce l’artista piacentino, in un racconto a introduzione del proprio lavoro. La mostra personale stabilisce un patto narrativo indiziale con il visitatore, come nella galleria di ritratti Your Fan Club Can’t Save You, dove il linguaggio di un’urgenza svela creature nate da quel che resta agli angoli degli occhi.
Ginevra Bria