Palazzo Belgioioso intensifica il numero di lavori esposti. Gianfranco Baruchello (Livorno, 1924) trasforma i supporti espositivi in una proiezione caleidoscopica, correttamente composta. I tre dipinti del ciclo Nella stalla della Sfinge (1980-1981) indagano la rappresentazione della dolcezza, mentre la Greenhouse, appena accennata con filo di ferro, conferisce il titolo alla personale. Ritagli di giornali e disegni a matita su tela illustrano il tentativo di decodificare l’esattezza caotica di d’informazioni e linguaggi mediatici degli Anni Settanta.
Dal carattere quasi opposto la mostra di Diego Perrone (Asti, 1970). Le sette teste sferiche di vetro portano impressa l’evoluzione dell’artista. Emerge una moltitudine sfumata di pesci, trattori e anfore, segni che provengono dalle origini rurali di Perrone e alludono a paesaggi in continuo mutamento. I disegni su carta, ricordano lo stampo indiretto che ha dato loro vita, fino all’eccessiva complessità della perfezione.
Ginevra Bria