Natura e artificialità fuse in un sodalizio atipico che sembra semantizzare lo status dell’opera di Elisabetta Benassi (Roma, 1966): un’isola i cui margini di contesto significante sono sbiaditi, ma la cui estetica colma le lacune. Una palma sintetica rappresenta un prelievo duchampiano, objet trouvé privato della funzione originaria, e accompagna l’autoritratto dell’artista in veste motozappa Benassi, un rullino mai sviluppato e il timore di una notte senza sogni. Incarnazioni apocalittiche da “time-zero”. Salamandra ZAF è una costellazione di stemmi automobilistici dai nomi ed emblemi aderenti al mondo animale, che si dispongono su una superficie fontaniana. In rimando, nel cortile esterno, il bagagliaio di un auto rimorchia il carapace bronzeo di due tartarughe. La finzione mimetica è ostentata, lasciando in evidenza i canaletti di scolo della tecnica a cera persa.
Giorgia Basili