Storie sovrapposte. Sigmar Polke a Venezia

Palazzo Grassi, Venezia – fino al 6 novembre 2016. È la Laguna ad accogliere la prima retrospettiva italiana dedicata all’artista tedesco, scomparso nel 2010. Circa novanta opere testimoniano la carriera intensa e allergica alle definizioni di Polke, ripercorrendone la storia al netto di sovrastrutture cronologiche. Un’immersione, empatica e visiva, fra strati di materia e caustici punti di vista sulla realtà.

Sigmar Polke, Die Trennung des Mondes von den einzelnen Planeten, 2005, Pinault Collection, Photo Wolfgang Morell © The Estate of Sigmar Polke by SIAE 2016
Sigmar Polke, Die Trennung des Mondes von den einzelnen Planeten, 2005, Pinault Collection, Photo Wolfgang Morell © The Estate of Sigmar Polke by SIAE 2016

SIGMAR POLKE. PUNTO

Non ha bisogno di sottotitoli l’esposizione dedicata a Sigmar Polke (Oels, 1941 – Colonia, 2010) da Palazzo Grassi, nell’anno in cui ricorrono il decennale dalla riapertura dell’istituzione veneziana a opera di François Pinault e il trentennale dalla partecipazione di Polke alla Biennale del 1986, che gli valse il Leone d’Oro.
L’emblematico punto che segue il nome e il cognome dell’artista tedesco, componendo il titolo in bella vista sulla facciata della sede espositiva, anticipa l’impossibilità di attribuire al fare creativo di Polke una qualsiasi definizione di genere o di rinchiudere le sue opere nel rassicurante recinto di un’etichetta. Quel punto, nella sua fermezza sintattica e ontologica, schiude in realtà le porte su un universo mutevole, che fa della sorpresa, dell’ironia e della sperimentazione il proprio marchio distintivo.

Sigmar Polke, Flüchtende, 1992, Carré d’Art-Musée d’Art Contemporain, Nîmes, Photo © David Hugenin © The Estate of Sigmar Polke by SIAE 2016
Sigmar Polke, Flüchtende, 1992, Carré d’Art-Musée d’Art Contemporain, Nîmes, Photo © David Hugenin © The Estate of Sigmar Polke by SIAE 2016

UNA STORIA A STRATI

Nella storia artistica di Polke si incede per tentativi, andando al fondo degli innumerevoli strati di cui è costituita la sua tecnica così come il suo approccio al mondo. Nonostante l’effetto di semi-trasparenza che lo attraversa, complice il luminoso atrio di Palazzo Grassi, il poderoso ciclo pittorico alla base di Axial Age (2005-07) non nasconde le cicatrici cromatiche e materiche che anticipano le infinite stratificazioni di senso e sostanza presenti ai piani superiori.
Dagli Anni Sessanta agli Anni Zero, la produzione artistica di Polke si dispiega sulle pareti neutre, lasciando parlare, ancora una volta, la materia. Tela, feltro, tessuto, carta, lurex e poliestere fanno da sfondo a smalti, vernici, pastelli, colla glitter, spille da balia, mica ferrigna, resina, creta, dando vita a un gioco di quinte a due dimensioni, tra le quali si insinua tutta la potenza della tridimensionalità. Figure, numeri, anche il puro colore sembrano staccarsi dal supporto e correre incontro allo sguardo, messaggeri di una caustica ironia che innerva le opere di Polke, garantendo loro un equilibrio altrimenti impensabile.

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Sigmar Polke, Die Trennung des Mondes von den einzelnen Planeten, 2005, Pinault Collection, Photo Wolfgang Morell © The Estate of Sigmar Polke by SIAE 2016
Sigmar Polke, Die Trennung des Mondes von den einzelnen Planeten, 2005, Pinault Collection, Photo Wolfgang Morell © The Estate of Sigmar Polke by SIAE 2016

IRONIA CAUSTICA E POESIA TRAGICA

Ancorata alla logica dello strato, un’ironia amara emerge, ad esempio, dalla superficie di Amerikanisch-Mexikanische Grenze (1984) e di Hände (vorm Gesicht) del 1986 – resa ancora più densa dall’utilizzo di una maglia retinica di sapore pointilliste – per poi stemperarsi nella bellezza pittorica di Lapis Lazuli II (1994) e tornare, con una nota di divertimento, in Telepathische Sitzung II (William Blake – Sigmar Polke) – un dialogo telepatico fra l’artista e il leggendario Blake, datato 1968.
L’incredibile forza di Polke è nell’intreccio di storie che le sue opere evocano e racchiudono, concedendone la vera trama solo a un occhio paziente e attento al dettaglio. Proprio come in Zirkusfiguren (2005), l’imponente ritratto di un mondo circense che, oltre i lustrini e le cromie d’infanzia, lascia trapelare una poesia tragica e sfuggente, in cui l’apparenza giocosa trae linfa da un sottotesto imprevedibile. Proprio come nella vita reale.

Arianna Testino

 

Evento correlato
Nome eventoSigmar Polke
Vernissage15/04/2016 ore 10 su invito
Duratadal 15/04/2016 al 06/11/2016
AutoreSigmar Polke
CuratoriElena Geuna, Guy Tosatto
Generiarte contemporanea, personale
Spazio espositivoPALAZZO GRASSI - FRANCOIS PINAULT FOUNDATION
IndirizzoSalizzada San Samuele 3231 - Venezia - Veneto
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Arianna Testino
Nata a Genova nel 1983, Arianna Testino si è formata tra Bologna e Venezia, laureandosi al DAMS in Storia dell’arte medievale-moderna e specializzandosi allo IUAV in Progettazione e produzione delle arti visive. Dal 2015 lavora nella redazione di Artribune. Attualmente dirige l’inserto cartaceo Grandi Mostre ed è content manager per il sito di Sky Arte, curato da Artribune. Nel 2012 ha pubblicato il saggio "Michelangelo Pistoletto. L'unione di vita, parole e opera" e nel 2016 "Un regard sur l’art contemporain italien du XXIe siècle" (con Marco Enrico Giacomelli).